Al Messaggero: «Qui non si può avere talento, ti bastonano subito. Ho insegnato ovunque, all’estero, solo in Italia non mi è mai stato chiesto di farlo»
Il Messaggero intervista Oliviero Toscani. Ha ottant’anni, è sempre stato considerato un provocatore. Etichetta alla quale si ribella.
«Basta con questa storia delle provocazioni. Si dice sempre “Toscani è uno che non sta nelle regole”, “un provocatore”, perché? Va bene solo chi fa le foto della Settimana Santa in Sicilia? Per me c’erano cose più interessanti da fotografare».
Continua:
«Essere un fotografo non significa solo saper fare fotografie. Anche per essere scrittori non basta saper scrivere. Si deve essere autori, occorre pensare, vedere, ragionare. Io lo faccio con le immagini. E oggi l’immagine sta diventando più reale della realtà stessa. Ci scandalizziamo per la guerra perché abbiamo visto immagini orribili. Giorni fa, ho sentito Macron dire: “di fronte a queste immagini”. Alle immagini, capito? Non alla guerra».
Toscani ha detto spesso che in Italia avere talento è un danno. Lo ribadisce.
«Certo, non si può avere talento qui, ti bastonano subito. È l’invidia dei mediocri, che costituiscono la maggioranza».
Aggiunge:
«Non siamo stati grandi neppure in passato. Lo erano le cose fatte nella Repubblica Cisalpina, nel Granducato di Toscana e via dicendo. Siamo un Paese di mediocri, che culturalmente ha sempre avuto padroni mediocri. Anche oggi la situazione politica è mediocre. E se si fa l’esempio di un grande imprenditore è sempre Olivetti, morto nel 1960. E dopo?»
Cosa si dovrebbe fare, allora?
«Serve una scossa culturale. Abbiamo politici che sono lì da quarant’anni. E non educhiamo i giovani, sono viziati. Stiamo perdendo chiunque abbia talento. Lo ripeto, è un Paese di invidiosi. E allora chi è talentuoso va via o fa finta di essere mediocre».
Parla di come sono stati accolti, storicamente, i suoi lavori, pur avendo fatto la storia della fotografia.
«Quando li facevo, subivo critiche tremende. I guru della pubblicità mi odiavano. Ho lavorato molto di più all’estero, con gratificazioni che non ho avuto nel mio Paese. Ho insegnato in America, Francia, Inghilterra, Germania. Solo in Italia non mi è mai stato chiesto di farlo».
E chiude con un consiglio ai giovani:
«Andate via, lasciate il Paese, abbandonate la mediocrità».