Su Il Fatto. Sul racconto della partita ormai si è avventato uno sciame di opinionisti dal pensiero sconnesso e dal lessico ardito e pieno di inglesismi
Nella sua rubrica su Il Fatto Quotidiano, Paolo Ziliani rimpiange le telecronache di una volta, quelle firmate da Nicolò Carosio, Nando Martellini, Bruno Pizzul. Le chiama le telecronache in formato SSS, ovvero sobrietà, secchezza e semplicità. Parlavano solo se necessario, erano rispettosi “della misura, della moderazione, dell’essenzialità”, mai “un eccesso o un filo di enfasi”.
“C’erano una volta le telecronache col marchio “SSS”: sobrietà, secchezza, semplicità. Poi Carosio, Martellini e Pizzul si fecero da parte e nulla fu più come prima. In principio fu la seconda voce, un ex calciatore. Che qualcuno decise di affiancare al telecronista per dare allo spettatore qualcosa in più: la spiegazione di un gesto tecnico, di un’azione ben congegnata, di una sostituzione discussa, data da chi il campo l’aveva vissuto da dentro. E questo sarebbe bastato. Invece fu il diluvio. Come cavallette impazzite, sul racconto della partita si avventò uno sciame di opinionisti dal pensiero sconnesso e dal lessico ardito che a ogni azione presero a improvvisare tesi di laurea in “calcese” in cui un banale passaggio, un tackle, un colpo di testa erano sempre e sistematicamente sottoposti a laparatomia. Il prato trasformato in lettino operatorio, i telecronisti come coroner, le cento azioni della partita diventavano di colpo tutte degne, nessuna esclusa, di vivisezione, sempre con l’impossibilità per il telespettatore di capirci qualcosa e sempre con effetto assicurato di stato di ansia, respirazione accelerata, emicrania”.
Cita la coppia Caressa-Bergomi,
“con la prima voce in preda a visioni che nemmeno l’Lsd, e la seconda disperatamente aggrappata al dirigibile impazzito”.
Ma anche quella Trevisani-Adani. Parla della nascita di un nuovo linguaggio, il “calcese”.
“Per tacere della nascita del “calcese”, il nuovo gergo per iniziati. Fatto di frasi senza senso (“Cambia l’inerzia della partita”), di definizioni cervellotiche (il calcio posizionale, le linee di passaggio, le seconde palle, le preventive, le transizioni, le riaggressioni) e dove l’inglesismo è imperante (si dice clean sheet, no look e man of the match perché dire portiere imbattuto, passaggio ad occhi chiusi e migliore in campo oggi pare brutto)”.