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Sacchi: «Nel calcio i soldi non bastano, se non sono gestiti bene fanno esplodere gli spogliatoi»

Al Corriere: «È il gruppo che vince, mai l’individuo. Una squadra vincente deve avere affidabilità morale, modestia, etica del lavoro, generosità, entusiasmo»

Sacchi: «Nel calcio i soldi non bastano, se non sono gestiti bene fanno esplodere gli spogliatoi»
Db Pisa 16/02/2015 - finale torneo di Viareggio / Inter-Hellas Verona / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Arrigo Sacchi

Il Corriere della Sera intervista Arrigo Sacchi. Il tema centrale è l’eliminazione del Psg dalla Champions ad opera del Real Madrid. Sacchi dice di non essere sorpreso, perché non è mai stato convinto del progetto del club francese.

«Non è un progetto. Come ha detto George Bernard Shaw, il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti. Nel calcio, come nella vita, il talento non basta. Come non bastano i soldi. È il gruppo che vince, mai l’individuo. Il gioco e l’organizzazione sono come la trama per uno scrittore e lo spartito per un musicista. Il segreto di tutto sono le idee. Sempre, ovunque. E di idee al Psg ne vedo poche».

Il Psg ha tanti campioni, eppure non è riuscito a centrare l’obiettivo Champions.

«Affidabilità morale, modestia, etica del lavoro, generosità, entusiasmo. Queste sono le fondamenta di una squadra vincente. Non i nomi, non le individualità, non i soldi. Fondamentale è avere una società che ti sostenga in tutto e per tutto».

Continua:

«Il denaro, se non è gestito bene, con intelligenza, in uno spogliatoio come in un ufficio qualunque è un problema, ti torna contro. Se mancano società e allenatore, le troppe differenze di stipendio e i privilegi spesso fanno esplodere gli spogliatoi, perché creano invidie e rivalità. Lui guadagna più di me? Allora perché devo correre io per lui?».

Su Messi:

«Non è a suo agio. Conta anche il fatto che non è più un ragazzino, l’età inizia a sentirsi. I campioni di una volta riuscivano a compensare col carattere, la personalità. Oggi meno. Mi viene in mente Maradona. La sua intelligenza superiore gli consentiva di essere centrale rispetto alla squadra anche quando non stava bene».

Tra le italiane resta solo la Juventus in corsa. Sacchi parla del calcio italiano:

«Il calcio nelle intenzioni dei padri fondatori nasce come gioco offensivo, siamo noi italiani che l’abbiamo reinterpretato con una logica opposta. Le squadre straniere giocano sempre per vincere, le nostre ancora no, non sempre. La vera lezione in serie A la stanno dando le piccole».

Le big dovrebbero imparare dalle piccole.

«Le grandi devono imparare dalle piccole, sembra un paradosso ma non lo è. Usciamo con coraggio dall’italianità e avviamo un percorso di innovazione: si può fare».

Per la corsa scudetto la favorita resta l’Inter.

«Ha più qualità, esperienza. Ma il Milan può vincere, è la squadra più europea di tutte. A patto però di essere sempre un collettivo, solo così compensa i difetti dell’inesperienza».

Sul Napoli:

«Paga l’incostanza e gli sbalzi d’umore. Serve una mentalità vincente, che però non è facile creare. Ma mancano ancora due mesi e mezzo, Spalletti ci deve provare fino alla fine».

 

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