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Bigon su Napoli-Milan: «Il Napoli non è abituato a giocare partite del genere»

A Radio Anch’io Sport: «La società si è evoluta, è solida, ma manca quel gradino da fare per essere considerata una big in Italia e in Europa»

L’ex di Milan e Napoli, Alberto Bigon, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Anch’io Sport, su Radio Rai. Il tema è il Napoli, sconfitto al Maradona dal Milan, ieri sera.

“Il risultato determina sempre i commenti nel post partita. Io mi ero permesso di dire prima della gara che Pioli aveva gestito la stagione nel migliore dei modi, dico adesso ancora di più che ha fatto molto bene”.

Il Napoli può ancora puntare allo scudetto?

“Certo, sarà una lotta a tre fino alla fine. Il Milan ha preso un vantaggio notevole soprattutto sotto l’aspetto psicologico e andrà in campo con la testa più libera fino al termine della stagione”.

Perché il Napoli ha giocato molto più basso ieri?

“Faccio un discorso ampio. Squadre come il Milan sono più abituate a partite del genere. Dal vertice alla base tra i rossoneri c’è più consuetudine a giocare partite del così”.

Il Milan è favorito per lo scudetto?

“Come rosa e organico Milan e Inter si equivalgono molto. I rossoneri per guardare al futuro avrebbe bisogno di un giocatore di altissimo livello, un Lukaku. Giroud e Ibrahimovic stanno tenendo in piedi la baracca ma un grande giocatore sarebbe fondamentale”.

Osimhen è stato forse l’unico a creare pericolosità ma era solo in avanti, il Napoli dovrebbe cercarlo di più?

“Le verticalizzazioni sono state trascurate in generale negli ultimi tempi, non solo dal Napoli. Si predilige il palleggio ma secondo il mio punto di vista a volte è più conveniente cercare qualche palla lunga”.

La Juventus può puntare allo scudetto?

“Il fatto che Allegri dica che per loro l’argomento è chiuso significa che ci stanno pensando molto. Sarà difficile, quasi impossibile, perché hanno tre squadre davanti e penso che sia difficile che crollino tutte”.

Chi è il giocatore del Milan che la stupisce di più?

“Per me Kessie sta facendo un grande lavoro nelle due fasi. Difende, inizia il gioco e si fa trovare davanti. È fondamentale”.

Il Napoli fatica in casa, sono coincidenze?

“Torniamo al discorso di prima, ovvero l’abitudine a giocare partite di certi livelli, sia in campionato che nelle coppe. La società si è evoluta, è solida, ma manca quel gradino da fare per essere considerata una big in Italia e in Europa“.

Tanti stranieri in Serie A ma gli italiani continuano a sedere su tante panchine.

“Il percorso è diametralmente opposto, i tecnici del nostro Paese vanno anche all’estero, vedi Conte, Sarri al Chelsea, De Zerbi eccetera. L’attenzione alla tattica è fondamentale”.

Molto spesso gli allenatori vengono espulsi e fanno polemica. Cosa ne pensa?

“Chi ha un certo carattere, vedi Mourinho e Gasperini, fa fatica a contenersi e a gestirlo. Può essere positivo in certi versi ma negativo in altri. Io avevo la fortuna di stare calmo anche nei momenti difficili, non sono mai espulso, ma non è questione di essere bravi, fa parte del carattere”.

Il Milan ha acquisito più consapevolezza e il calendario non è in salita. Può essere in vantaggio su Inter e Napoli?

“Quando sento parlare di calendario facile richiamo sempre alla memoria Liedholm che diceva che gare con le big si preparano da sole, con le piccole invece è più difficile. Il Milan ha fatto due punti con Udinese e Salernitana, pensate dove sarebbe con quattro punti in più. Queste gare sono delle trappole”.

Cosa ne pensa della possibilità che possa essere introdotto il tempo effettivo?

“Sarei favorevole. Bisognerebbe poi ragionare e sviluppare un pensiero su quanto far giocare, non si sarebbero più le perdite di tempo”.

Condivide la scelta di Insigne di andare a Toronto?

“Avevo fatto la stessa scelta alla fine della mia carriera al Milan, poi sono andato alla Lazio. Capisco la sua scelta e la ritengo positiva e interessante, anche pensando alla famiglia”.

Cosa pensa della Superlega?

“Sono d’accordo sul fatto che il calcio debba essere di tutti e non solo delle squadre più titolare. Prima solo una squadra per Nazione faceva la Champions, adesso sono quattro, quindi il percorso è già avviato. Certo, non è a circuito chiuso e direi che va bene così”.

Punterebbe sulla qualificazione all’Italia al Mondiale?

“Sì, penso che ci andremo”.

Chi vincerà lo scudetto?

“Non lo dirò mai, neanche sotto tortura”.

 

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