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Prima Icardi, poi Nainggolan: due colpi assestati alla fake news di Spalletti mangia-capitani

Maurito, ancora vittima del rapporto con Wanda, inizia a somigliare a un Cassano. E Radja alza il velo su quegli anni e la serie tv. Piccole soddisfazioni per un uomo travolto mediaticamente

Prima Icardi, poi Nainggolan: due colpi assestati alla fake news di Spalletti mangia-capitani
Roma 28/05/2017 - campionato di calcio serie A / Roma-Genoa / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Francesco Totti-Luciano Spalletti

È stata una settimana non semplice per i tanti che appiopparono a Luciano Spalletti la fama di allenatore mangia-capitani. Gli cucirono addosso l’immagine di uomo che mal tollerava i talenti e che nutriva insopportabile fastidio per i calciatori che avrebbero potuto fargli ombra. Come se il destino di un allenatore non dipendesse dai propri giocatori. In realtà ci sono immagini e semplificazioni che mediaticamente funzionano, hanno presa sul pubblico e poi non va mai dimenticata una delle massime del giornalismo: “non rovinare mai una bella storia con la verità”.

Lunedì sera si è giocato l’ottavo di finale di Coppa di Francia tra il Psg e il Nizza di Galtier l’uomo che lo scorso anno ha vinto il campionato con il Lille. Ha vinto il Lille ai rigori. Pochettino ha schierato Icardi centravanti titolare. Mauro ha giocato 64 minuti, poi il tecnico – disperato – lo ha sostituito con Mbappé. In 64 minuti, ha toccato sei palloni. Il giorno dopo, L’Equipe gli ha appioppato due in pagella. Lo ha definito un peso morto. Non solo. L’indomani la Gazzetta lo ha definito un fantasma e ha scritto che il Psg non riesce più a scaricarlo.

Sono lontani i tempi in cui il quotidiano milanese contribuiva a rafforzare l’etichetta di allenatore mangia-capitani. Come se all’epoca, nello spogliatoio dell’Inter, i calciatori non fossero andati da Icardi e non gli avessero chiesto di prendere posizione contro Wanda Nara che a Tiki Taka aveva detto che il problema dell’Inter era l’inadeguatezza della squadra. Maurito non diede cenni, non scaricò la moglie neanche privatamente. Icardi non poteva continuare a fare il capitano di una squadra definita in tv dalla moglie non alla sua altezza. Questo accadde. Non altro. Contestualmente, ma era un altro binario, la situazione si inceppò anche dal punto di vista contrattuale. Col senno di poi, e qui aggiungiamo che non ce lo saremmo aspettati, la scelta di Marotta si rivelò felice. La rottura con Icardi ebbe conseguenze negative solo per il calciatore. Spalletti riuscì a conquistare la Champions anche senza Icardi capitano e gestendo una situazione non facile (con una rosa neanche lontanamente paragonabile a quella allestita con l’arrivo di Conte).

Dopo un ottimo inizio al Psg, il declino di Icardi sembra inarrestabile. La storia con Wanda, ormai, non attira più nessuno. Le continue rotture non fanno più notizia e lui, a 29 anni, somiglia più a un Cassano che al centravanti per cui più di un club avrebbe fatto follie.

Da Icardi a Totti il simbolo del ruolo di cattivo attribuito a Spalletti. Radja Nainggolan ha concesso a Repubblica un’intervista in cui definisce Spalletti l’allenatore che gli ha dato di più. E fa a pezzi l’immagine che offre di lui l’ormai celebre serie tv su Totti che il tecnico di Certaldo commentò così: «Sono felice di avergli dato la possibilità di fare una fiction, ma aveva i contenuti per farla anche su di lui, poterla farla venire bellissima». Nainngolan dice di averla vista e aggiunge:

ho pensato: l’unico che assomiglia davvero è quello che interpreta me. Gli altri zero, anche l’allenatore. Di vero c’era che a Bergamo, prima della partita, io Totti e Pjanic avevamo giocato fino a tardi. Ma non a carte, era un giochino sul computer. Però quella scena, con Spalletti che ci aspetta in corridoio è vera. Altre cose invece non le ricordavo.

Della diatriba dice:

«Sono neutrale. Totti non ha mai chiesto di giocare titolare, si sentiva preso in giro perché era il suo ultimo anno e giocava 5 minuti sul 2-0. Mi sentirei preso per il culo anche io. Ma non hanno mai litigato, o chissà cosa. Totti mi diceva che con lui aveva un rapporto splendido, si sentivano. Poi è finita, sì, ma il tecnico deve fare le sue scelte».

Spalletti non ha mai parlato, ha sempre detto che un giorno lo avrebbe fatto. Forse in cuor sapeva che prima o poi i fatti avrebbero parlato per lui. Se è rimasto questi anni seduto sulla riva del fiume aspettando brandelli di verità (il cadavere del nemico ci sembra un’immagine eccessiva che non si addice all’allenatore del Napoli), questa settimana ha avuto qualche soddisfazione. Probabilmente poca roba rispetto a quel che ha dovuto subire (all’epoca, quando non era ancora nel mirino del Napoli, lo definimmo pestaggio mediatico) ma la verità spesso segue canali più tortuosi.

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