ilNapolista

Serena Grandi: «Panatta mi regalava le palline per i miei cani, Chinaglia quando beveva si trasformava»

Al Corriere: «Perché dovrei rinnegare Tinto Brass? Mi ha insegnato a parlare, a vestirmi, a recitare. Sorrentino? Quando cominciarono le riprese mi tagliò fuori»

Serena Grandi: «Panatta mi regalava le palline per i miei cani, Chinaglia quando beveva si trasformava»
archivio Image / Spettacolo / Serena Grandi / foto Beescoop/Image

Il Corriere della Sera intervista Serena Grandi. La svolta nella carriera dell’attrice bolognese si deve a Tinto Brass, che nel 1985 la scelse come protagonista del film erotico “Miranda”. Verso di lui nutre un debito di riconoscenza.

«Perché dovrei rinnegarlo? Mi ha fatto diventare una new entry del cinema, mi ha consacrato come una delle star erotiche del cinema italiano, mi ha insegnato a parlare, a recitare davanti a una troupe di 50 persone, a vestirmi»

Parla della sua famiglia. Del figlio Edoardo, al quale proibì di vedere Miranda fino ai 18 anni.

«Mi disse che è attualissimo, che non si era vergognato nel vedere sua madre nuda. Andammo via da Roma perché era bullizzato. Edoardo è gay, ricordo le scritte sotto casa. Una sofferenza continua. Tornai nel buen retiro della mia terra, a Rimini».

E del marito, Beppe Ercole.

«Pessimo. Era impegnato nel suo lavoro a costruire e arredare case, per quello era un genio. Ci amavamo molto. Mi faceva ridere. Come dice la commedia di Natalia Ginzburg? Ti ho sposato per allegria. Quando uscì Miranda mi regalò una borsa d’oro tempestata di brillanti. Uno dei suoi tanti regali. Una volta a casa mia sotto il letto vide le palle da tennis di un mio ex fidanzato, un atleta famoso».

Era Adriano Panatta.

«Sì, mi dava tutte quelle palle per far giocare i miei cani. Poi c’è stato Chinaglia, il giocatore della Lazio, si ubriacava e si trasformava, figuriamoci, io sono astemia».

Su Paolo Sorrentino, che la volle ne «La grande bellezza».

«Ruolo drasticamente tagliato. C’era una bella complicità fino a quando sono cominciate le riprese. Poi mi ha tagliato fuori. Voleva essere capito con una parola. Girava di notte le scene diurne. Ma il film è un capolavoro, come lo è “È stata la mano di Dio”. Vorrei reincontrarlo, vorrei che mi abbracciasse dicendomi soltanto ciao Serena. Nel trailer dell’Oscar appaio io. L’ho anche tatuato, l’Oscar».

La Grandi parla anche del cambiamento del suo fisico. Lo attribuisce ai medici.

«Dopo la separazione ho cominciato a mangiare e a mangiare. Ma è una storia di malasanità. Non ero a conoscenza di essere geneticamente ipotiroidea (la mia tiroide non funziona da vent’anni). Poi, dei chirurghi estetici mi hanno spinto a fare una riduzione del seno, che a me piaceva. Tinto Brass dice che i seni spanti sono più eccitanti di qualsiasi protesi. Hanno cominciato a fare degli interventi senza accorgersi che sotto c’era un carcinoma di 5 centimetri. Ho preso chili. Non potevo uscire di casa, i fotografi erano appostati, speravano che uscissi con un maglione largo per urlare: ecco com’è diventata. Non sapevano che avevo un cancro».

Tanti gli uomini che per lei hanno fatto follie. Ne racconta qualcuna.

«Uno aveva un sottomarino, mi invitò lì, ci portava le donne per fare colpo. Un giorno mi regalò una Ferrari bianca. Era un truffatore napoletano che faceva l’assicuratore. Poi sì, tanti gioielli».

Anche Agnelli la corteggiava.

«Mi chiamava alle sei del mattino. La cosa stava diventando pesante, non volevo essere maleducata. Sarei stata un numero per lui. Erano gli anni con mio marito di cui ero pazzamente innamorata. Ci sono anche tanti uomini che hanno avuto paura di me».

Si racconta da adolescente.

«Ero formosa già a 12 anni, fumavo, mi sentivo grande, portavo il reggicalze, pensavo solo a truccarmi. A scuola ero una frana, mi chiamavano la svampitella perché già allora non ricordavo mai nulla. Ho sempre la testa nei sogni, e una vita interiore importante. Ma il primo bacio non lo dimentico: lo diedi in una chiesa».

Nel 2004 finì agli arresti domiciliari.

«La colpa era di essere famosa. La cocaina, figuriamoci. L’ho presa una volta e non mi è piaciuta, chi non l’ha provata nei locali degli Anni 90 a Roma? Vennero a perquisirmi a casa, pensavo di stare su Scherzi a parte. Ai carabinieri ho detto: se volete trovare i tortellini sono in frigo, non c’è altro. A un certo punto ho temuto di fare mio malgrado la fine di Laura Antonelli. La mia droga è la cioccolata, mi sono punita mangiando. Lo Stato mi ha risarcita con 100 mila euro. Avrebbe dovuto darmi 10 milioni per tutto il fango mediatico che mi hanno rovesciato addosso».

ilnapolista © riproduzione riservata