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I chetoni, la nuova frontiera del quasi-doping di cui nessuno vuole parlare

Inchiesta del Die Zeit. Sono considerati “integratori” ma il ciclismo ne sconsiglia l’uso. Vanno a ruba e costano tantissimo

I chetoni, la nuova frontiera del quasi-doping di cui nessuno vuole parlare
Tokyo (Giappone) 04/08/2021 - Ciclismo / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Francesco Lamon-Simone Consonni-Jonathan Milan-Filippo Ganna

“Quando l’ho preso per la prima volta, 50 minuti sembravano 30. Ero più concentrata e avevo più forza nelle gambe del solito. Soprattutto nella seconda parte dell’allenamento, quando inizi effettivamente a stancarti, hai quel potere in più”. Vittoria Bussi nel 2018 ha percorso 48,007 chilometri in un’ora, segnando il record mondiale. La ciclista italiana parla di chetoni quasi come se fosse doping, ma in realtà è testimonial di HVMN, un produttore di bevande chetoniche. E i chetoni no, non sono doping. Sono considerati integratore alimentare. Ma è un argomento controverso. L’associazione mondiale di ciclismo UCI ha consigliato ai ciclisti di non assumere chetoni. Anche il “movimento per un ciclismo credibile”, l’MPCC, si è espresso a favore del “non utilizzo di chetoni a causa degli effetti collaterali e dell’incertezza sugli effetti a lungo termine”. Insomma sono lì, su quel confine labile tra sostanze lecite e illecite. Ne scrive il settimanale tedesco Die Zeit.

I chetoni sono prodotti anche dal corpo umano: il fegato scompone gli acidi grassi, che vengono utilizzati come chetoni per produrre energia. Le diete chetogeniche sono popolari da diversi anni, specialmente nello sport di endurance. In tal modo si abitua il corpo a non fare affidamento sulle riserve di carboidrati per l’energia e invece a ricorrere alle riserve di grasso.

Ralph Denk, boss della squadra tedesca Bora-hansgrohe, dice che “come, quando e se li usiamo è un segreto commerciale”, ma il suo team ha studiato i chetoni per alcuni anni: “Non sono carburante per aerei”, dice. Ma non entra nei dettagli. Nessuno lo fa, scrive lo Zeit.

I chetoni, questa è l’idea, possono servire come fonte di energia alternativa, in modo da risparmiare più carboidrati preziosi per lo sprint finale. Ma per gli studiosi per avere un effetto di miglioramento delle prestazioni, il fattore decisivo è quando e in combinazione con quale altra sostanza i chetoni vengono assunti.

I chetoni sono utilizzati negli sport agonistici almeno dal 2012. Addirittura in Inghilterra l’autorità sportiva statale UK Sport condusse un progetto segreto (reso pubblico solo l’anno scorso dopo un’inchiesta giornalistica) che coinvolse 91 atleti di otto sport prima dei Giochi di Londra: il 40 percento degli atleti lamentava effetti collaterali come disturbi gastrointestinali e vomito, 28 interruppero interrotto prematuramente l’esperimento.

Le bevande chetoniche sono ormai diffusissime. Prima dei Giochi Olimpici di Tokyo, i chetoni erano praticamente esauriti.

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