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Branduardi: «’Alla fiera dell’Est’? I bambini di oggi la insegneranno ai figli, ma nessuno sa chi è Branduardi»

Al CorSera: «Ho iniziato a suonare il violino a 4 anni. Nel mio quartiere per venirmi a sentire si spostavano perfino le prostitute, causando scandalo».

Branduardi: «’Alla fiera dell’Est’? I bambini di oggi la insegneranno ai figli, ma nessuno sa chi è Branduardi»

Il Corriere della Sera intervista Angelo Branduardi. Racconta la sua infanzia: nato a Cuggiono, la sua famiglia si è trasferita quando era piccolissimo a Genova.

«Sono arrivato neonato. Ero un “vicolaro”, la casa era piena di trappole per topi e di scarafaggi. Però ero un principino e ho avuto un’infanzia lieta, anche se in un periodo mi sono ammalato ai polmoni, come Chopin, e sono stato ricoverato al Gaslini».

Ha iniziato a suonare il violino quando aveva 4 anni.

«Volevo il pianoforte, però non c’erano spazio e soldi. Mio padre, un melomane che non sapeva suonare nulla, mi portò da Augusto Silvestri, mitico insegnante di violino. Costui aprì la scatola e fui fulminato dal colore e dall’odore di cera dello strumento. Nel quartiere diventai popolare: per venirmi a sentire si spostavano perfino le prostitute, causando scandalo».

La sua è stata una dura gavetta.

«Suonavo a Milano, nelle sessioni degli altri. Giravo, pagato 20 mila lire o niente, con una 500 scassata che mi piantava in asso: era piena di strumenti; dentro l’auto dormivo pure, non avevo i soldi per l’albergo. Una gavetta durata anni: ero a supporto di tutti, anche Pfm, Banco Del Mutuo Soccorso, Le Orme. Dopo Il Rovescio della Medaglia, gruppo hard rock, entravo io con le “Confessioni di un malandrino” e la gente ammutoliva. Ho sempre saputo dominare il palco, ho imparato a gestire le situazioni degli anni 70:ti arrivavano addosso le zolle di terra nei festival pop. E in uno di questi, a Villa Doria Pamphilj, conobbi Battiato».

Il suo brano simbolo? Indica «Alla Fiera dell’Est».

«Alla Fiera dell’Est. Ormai non mi appartiene più. È patrimonio popolare, sarò ricordato perché i bambini di oggi la insegneranno ai figli. Ovviamente nessuno di loro sa chi è Branduardi…»

La definisce «una canzone profondamente religiosa, violentissima, dove tutti ammazzano tutti e dove Dio è uno sterminatore. Questa è una provocazione rivoluzionaria».

E sulla sua capigliatura, folta e riccioluta.

«Ormai è indiscutibilmente una mia icona: l’hanno sempre curata delle parrucchiere».

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