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Mammì: «Diritti tv? È finita un’era, alla Serie A non arriveranno più le cifre di una volta»

Al Foglio Sportivo: «Il calcio in Italia è molto lento, perché deve mettere d’accordo tante parti e tanti stakeholder e questo è pericoloso. I problemi di Dazn? Me li aspettavo»

Mammì: «Diritti tv? È finita un’era, alla Serie A non arriveranno più le cifre di una volta»
Mg Milano 28/09/2021 - Champions League / Milan-Atletico Madrid / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: cameraman

Sul Foglio Sportivo un’intervista a Matteo Mammì, ex Sky oggi ceo di Helbiz, che ha acquistato i diritti per la Serie B italiana. Gli chiedono: come sarà il futuro dei diritti tv?

«È finito un mondo, è finita l’era dei grandi broadcaster che investivano tanti soldi nei diritti premium per poi monetizzarli in un certo modo. Ormai quel momento è finito, si è rotta quell’equazione che è stata vincente per un ventennio in Europa, mentre negli Stati Uniti la dinamica è diversa. Ancora però non si è affermato il nuovo modello e purtroppo questa fase di transizione sta durando un po’ troppo e non sarà facile trovare un nuovo equilibrio che permetta di salvaguardare gli introiti di oggi per il calcio. È difficile che quei livelli possano restare tali o addirittura crescere. Certo non è un problema per la Premier League che opera in un mercato media molto forte e molto ricco con un appeal internazionale gigantesco».

Il problema esiste, invece per la Serie A.

«Non parliamo di Superlega, perché di fatto una Superlega esiste già: è la Premier League. Chiedete a una squadra inglese di lasciare quel campionato, provateci. La Superlega non può essere la soluzione insomma, ma può servire da stimolo per cambiare alcuni assetti attuali».

Cosa può fare il nostro calcio?

«Deve svegliarsi però in generale la macchina del calcio e non penso solo all’Italia è molto lenta perché deve mettere d’accordo tante parti e tanti stakeholder. Temo che questa lentezza possa essere molto pericolosa. Siamo in un momento in cui bisogna avere una grande lucidità e prendere in fretta decisioni molto forti».

Come sarà il futuro dello sport in tv? Vedremo sempre più le partite dal cellulare?

«Devo dire che con Sky avevano introdotto Sky Go da anni dando ai nostri abbonati la possibilità di vedersi la partita dove volevano. Però sono convinto che il rito dei 90 minuti la gente se lo voglia guardare su uno schermo grande e seduto sul divano, comodo. Il tablet, lo smartphone sono un consumo occasionale. Può capitare in viaggio di accontentarsi. Lo show calcistico devi godertelo con la massima qualità e comodità. Il problema è trovare le tecnologie che permettano agli abbonati di godersi lo spettacolo».

I problemi registrati da Dazn erano prevedibili.

«So quanto sia complicato dal punto di vista tecnologico gestire lo sport dal vivo con grandi volumi su una tecnologia IP. In più la struttura della rete in Italia complica molto il tutto. Il problema è il picco di volumi per certe partite che l’infrastruttura regge con fatica. Si parla a una base di clienti che da 15 anni è abituata a vedere il calcio con una qualità altissima e quindi capisco l’impatto e le proteste».

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