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Insigne non è Mertens, portare alle lunghe il rinnovo è un danno

Il punto di vista di Salvatore Malfitano. È ancora un giocatore incisivo per il Napoli, in un momento importante della carriera. Sostituirlo a buon mercato sarebbe davvero complicato

Insigne non è Mertens, portare alle lunghe il rinnovo è un danno

Le difficoltà nel negoziare i rinnovi di contratto sono un tema d’attualità in ogni campionato. In Italia l’ultimo caso eclatante riguarda Dusan Vlahovic, che ha deciso di non volersi impegnare ulteriormente con la Fiorentina. Il Napoli, in questo senso, ha ben due situazioni del genere da definire. La meno impellente riguarda Fabian Ruiz, che andrà in scadenza a giugno 2023. Lo spagnolo è tra i migliori di questo avvio di stagione, ha sempre avuto un certo appeal internazionale e la società sarebbe ben disposta a cederlo a fronte di un’offerta considerevole che potrebbe arrivare con ogni probabilità la prossima estate. Quella più urgente invece è relativa a Lorenzo Insigne.

La trattativa non si sblocca e dalle parti arrivano segnali contrastanti. Giuntoli, interpellato prima di ogni gara, cerca di creare un clima distensivo: sostiene che i rapporti con l’agente del giocatore Vincenzo Pisacane sono ottimi, ammette che c’è uno stallo ma non lascia trasparire criticità nel dialogo. Cosa che in realtà sembra esserci, dal momento che le recenti dichiarazioni del procuratore espongono una distanza nella contrattazione molto profonda. Secondo Pisacane, infatti, il club sta spingendo affinché Insigne si riduca lo stipendio.

I motivi sono essenzialmente due. Il primo è dovuto all’età del calciatore, che lo scorso giugno ha compiuto 30 anni. Il che vuol dire che ha ancora tre, forse quattro stagioni da disputare ad alto livello, con tutte le incognite del caso: dalla continuità di rendimento alle condizioni fisiche. Il secondo è da ricondurre al poco fascino che Insigne ha sul mercato. Per lui sono arrivati timidi interessamenti, prima dal Milan e poi dall’Inter, ma al Napoli non sono mai pervenute offerte ufficiali, né tantomeno si è giunti ad una vera e propria trattativa.

Avendo il bisogno di ridurre il monte ingaggi, De Laurentiis spera che il legame del capitano nei confronti dell’ambiente prevalga sulle pretese economiche che restano comunque comprensibili. Insigne è reduce dalla miglior annata della sua carriera: ha fatto il proprio record di gol e ha vinto un Europeo da protagonista con il 10 della Nazionale sulle spalle. In più c’è la consapevolezza di poter strappare l’ultimo grande contratto, avvantaggiato dalla possibilità di liberarsi a parametro zero che può far aumentare il suo stipendio presso un eventuale futuro acquirente. Uno scenario non remoto: è difficile infatti che non trovi squadra.

Tuttavia, di fronte alla volontà tutto sommato comune di voler proseguire insieme, Insigne e il Napoli sono davvero lontani da un accordo, quando mancano 50 giorni prima che il giocatore possa legarsi per la prossima stagione con un’altra squadra. È quindi lecito interrogarsi sulle ragioni di questo stallo, trattandosi anche del capitano. Da un punto di vista prettamente tecnico, Insigne continua a giocare un peso importante negli equilibri della squadra. L’ennesima riconferma è arrivata dalle difficoltà offensive nelle gare in cui non è sceso in campo, in cui è mancato anche un altro elemento chiave come Osimhen. Soprattutto perché in rosa non c’è un calciatore con caratteristiche simili: Zielinski è in leggera ripresa ma non è sui suoi standard, Mertens ormai è soltanto una pedina da utilizzare a partita in corso e il rendimento attuale di Lozano non fornisce alcun tipo di garanzie. Puntare su qualcuno di loro per il futuro accresce i rischi, discorso che si può facilmente adattare anche se dovesse essere compiuto un investimento.

Il Napoli vorrebbe evitare una situazione come quella di Mertens, un rinnovo di contratto siglato per una serie di fattori in cui l’apporto in campo non è stato sicuramente tra i primi ad essere valutati. Se l’idea di non poter trovare un sostituto del belga a buon mercato ha indirizzato la scelta, nel caso di Insigne è un pericolo anche più concreto. Prendendo per vera l’ipotesi di una cessione importante a fine stagione e in generale una ripresa di carattere economico dovuta ad un graduale ritorno alla normalità in tema di introiti, non si capisce perché non si mostri un’apertura diversa nella trattativa. Si può ritenere eccessiva la pretesa di vedersi riconfermate le stesse cifre con un premio alla firma, ma basterebbe ad esempio inserire determinati bonus e rivedere le percentuali dei diritti d’immagine.

In questo stato di cose, il dibattito sull’effettivo valore di Insigne assume un’importanza relativa. Potrà anche essere un giocatore che rende solo in un determinato habitat, avrà i suoi limiti, ma il contributo fornito al Napoli è innegabile. Non è soltanto questione di gol e assist che sono i dati più immediati, ma anche di centralità nel gioco espresso. Per la maggior parte degli allenatori che l’hanno avuto a disposizione è stato insostituibile. Trovare il modo di trattenerlo, per quanto potrebbe essere inteso come un segno di debolezza nella trattativa, sarebbe soprattutto una questione di buon senso.

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