Un mix studiato e riuscito di spy-story, thriller, avventura ed immancabile action con un finale spiazzante. Sarà l’ultimo Bond? Non lo crediamo possibile
Quanti ‘Bond’ sono stati tratti dal capolavoro di Ian Fleming? Dovremmo essere al venticinquesimo, ed al 5th° con l’attore britannico Daniel Craig… Ebbene nonostante l’aumento degli effetti speciali e la fine della guerra fredda l’ultimo “No Time to Die” regge nel suo mix studiato di spy-story, thriller, avventura ed immancabile action.
007 (Daniel Craig) è in Italia e cerca di farsi una nuova vita con la psicoterapeuta Madeleine Swann (Léa Seydoux) che cela un passato inquietante che si perde nelle remote lande norvegesi della sua infanzia. Ma un attentato dinamitardo che subisce davanti alla tomba della sua ex, nella splendida cornice di una fantomatica Civita Lucana che è in realtà Sapri, che appare con il suo radioso Golfo di Policastro, convince Bond a rompere la relazione con Madeleine. Dopo cinque anni l’ex 007 è a Port Antonio in Giamaica, in pensione dal servizio segreto di Sua Maestà britannica. ma il rapimento a Londra di uno scienziato, Waldo Obruchev, che lavorava al progetto Heracles – una bioarma basata su nanobot che costruita su specifici DNA si propaga al tatto – per il capo dell’MI6 il famigerato M (Ralph Fiennes), lo costringe all’azione. Bond viene contatto dalla Cia e decide di accettare trovandosi in conflitto di interessi con il suo ex Servizio segreto. Ma l’uso di Heracles su molti membri della Spectre a Cuba fa capire a tutti che dietro al rapimento non c’è la fantomatica organizzazione criminale il cui capo Ernst Stavro Blofeld (Christoph Waltz) era stato assicurati alle prigioni inglesi dallo stesso Bond, ma una nuova organizzazione guidata dal folle Lyutsifer Safin (Rami Malek) che vuole utilizzare Heracles su scala mondiale e che ha un passato che si lega a Madeleine.
In tutto questo bailamme emerge l’umanità di Bond che saprà molte cose di un suo passato recente che serviranno a fargli prendere una decisione definitiva. Il finale è spiazzante. Il regista americano Cary Fukunaga che ha curato, con altri, anche la sceneggiatura passa la prova alla grande al cospetto del mostro “Bond” pur provenendo da un cinema alternativo: belle anche le musiche curate dal fuoriclasse tedesco Hans Zimmer.
Sarà l’ultimo Bond? Non lo crediamo possibile.