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«Il prestigio di Fabrizio Piscitelli nella malavita veniva anche dal fatto che guidava gli Irriducibili»

Sul Corriere Roma alcuni passaggi della sentenza che ha portato a pene da 5 a 18 anni per 40 imputati dell’organizzazione criminale facente capo a Diabolik

«Il prestigio di Fabrizio Piscitelli nella malavita veniva anche dal fatto che guidava gli Irriducibili»

Il Corriere della Sera Roma riporta alcuni passaggi delle motivazioni della sentenza (308 pagine) che ha inflitto pene tra i 5 e i 18 anni a 40 imputati dell’organizzazione criminale che faceva capo a Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto come Diabolik, capo ultrà degli Irriducibili Lazio ucciso con un colpo di pistola il 7 agosto del 2019 al Parco degli Acquedotti a Roma. I reati contestati agli imputati sono associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti e alle estorsioni.

Il gup, Mara Mattioli, ricostruisce la figura di Diabolik. Della sua leadership, scrive,

«si è avvantaggiato il gruppo. La cui crescita ha necessitato di essere accettata da parte di altri gruppi criminali di stampo mafioso che convivono sul territorio laziale. (…) L’influenza maturata da Piscitelli nell’ambiente criminale romano è dimostrata nell’attività di recupero crediti. (…) Poiché le azioni violente potevano turbare la “pax” criminale, dovevano essere autorizzate dal vertice, cioè da Fabrizio Piscitelli che degli equilibri è stato parte con posizione di primo piano»

A una parte del gruppo guidato da Diabolik il giudice ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso, proprio in considerazione del ruolo svolto da Piscitelli, che,

«in virtù della considerazione criminale di cui godeva (…), garantiva l’equilibrio con altri gruppi».

Piscitelli, continua il gup, ha avuto un riconoscimento nella malavita sia per i suoi rapporti con altri clan mafiosi sia perché capo degli Irriducibili.

 

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