Al CorSera: «Debuttai a nove anni con i miei genitori. Al termine delle repliche, papà mi pagò con una banconota da 100 euro»
Sul Corriere della Sera una lunga intervista a Eduardo Scarpetta. Discendente di Eduardo, è figlio di Mario Scarpetta
e Maria Basile. Ha debuttato con i genitori a teatro quando aveva 9 anni. Nel 2018 è stato nel cast di Capri Revolution di Mario Martone. Ha recitato nella fiction L’amica geniale. E’ nel cast del film di Martone “Qui rido io”.
Racconta che, pur provenendo da una famiglia di artisti, nessuno, in casa, avrebbe voluto che diventasse attore.
«In casa tutti mi dicevano fai qualcos’altro, non fare questo mestiere. Ma nonostante mio nonno Eduardo facesse il farmacista, quindi aveva scelto davvero un altro mestiere per interrompere la catena, papà e mamma erano attori. Da quando sono nato, mi hanno sempre portato con loro in tournée, forse perché… (scherza) non volevano pagare una baby sitter… Tant’è, ma io ero felice di assistere ai loro spettacoli da dietro le quinte, ridevo come un matto, saltavo dalla gioia, quindi capii subito che quella era la mia strada. Il mio debutto avviene a nove anni accanto a loro nella commedia Feliciello e Feliciella, ovviamente di Eduardo Scarpetta. Al termine delle repliche, papà mi pagò con una banconota da 100 euro: è stampata nella mia memoria, bella, grande, di colore verde… ero illuminato dalla sua luce».
Il padre avrebbe preferito che facesse il calciatore.
«In verità, mio padre voleva fare di me un calciatore. Tra gli otto e i dieci anni mi allenavo e lui mi accompagnava sempre al campo di calcio, mi dava consigli, indicazioni, istruzioni, si metteva in porta e parava i miei tiri. A quindici anni, quando lui purtroppo non c’era più, mi iscrivo a una scuola di calcio, ma proprio lì accade che, facendo una mossa sbagliata, sento un crac alla schiena: mi è venuta una scoliosi e, per curare il problema, ho iniziato a fare nuoto. Basta, archiviato il sogno del calciatore».
Cosa vuol dire portare un cognome così importante?
«E’ una grossa responsabilità, imposta dalla mia carta d’identità. Devi dimostrare molto di più, proprio perché hai un’etichetta addosso. Devi essere all’altezza del compito con umiltà, lavorare onestamente e onorare i tuoi predecessori. La vera fortuna è di essere impegnato in un mestiere che mi piace, anche se la vita degli attori è piuttosto randagia: sei sempre in giro, tra set e tournée teatrali. E non solo gli attori, anche le maestranze che ci assistono fanno la stessa vita».