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CorSport: le parole di Orsato nel tunnel fanno capire perché l’Aia non consente agli arbitri di spiegare 

Una cattiva lezione impartita dal più autorevole ai colleghi giovani. “Se questi sono i risultati, meglio cucirsi la bocca con il filo di ferro”. Gli errori di Orsato non si limitano al tunnel

CorSport: le parole di Orsato nel tunnel fanno capire perché l’Aia non consente agli arbitri di spiegare 

Sul Corriere dello Sport, Marco Evangelisti torna sul caso Orsato: per l’ennesima volta l’arbitro ha favorito la Juventus con una sua decisione molto dubbia, domenica. Peggio ancora, poi, ha fatto nel tunnel degli spogliatoi, dando al romanista Cristante una spiegazione che non sta né in cielo né in terra. A tal proposito, Evangelisti scrive:

 “Comprensibile: al miglior direttore di gara del campionato non si rinuncia per un sbaglio e neppure per una partita gonfia di sbagli. Certo, sarebbe più facile apprezzare questa indulgenza interessata se Orsato avesse spiegato con lealtà l’accaduto: c’era già stata l’entrata di Danilo si Abraha, che poteva essere rigore, al secondo intervento, più netto, ho fischiato subito, avrei dovuto aspettare un secondo, mi dispiace, ma capita”.

Invece no, Orsato, nel tunnel, ha detto che il vantaggio, di fronte ad un rigore non si dà mai.

“Probabilmente voleva essere un’iperbole, un’esagerazione della verità pronunciata allo scopo di rendere meglio l’idea. Diventa al contrario una cattiva lezione impartita dal più autorevole ed esperto ai suoi colleghi giovani. E rende comprensibile l’eterna esitazione degli organismi arbitrali a concedere libertà di espressione e spiegazione ai propri membri. Se questi sono i risultati, meglio cucirsi la bocca con il filo di ferro”.

Quello sul rigore non è stato del resto l’unico errore dell’arbitro di Schio. In occasione del rigore,

“Chiellini è dentro l’area di un metro prima del tiro di Veretout, quindi interviene a chiudere Mancini dopo la parata di Szczesny”.

Sbaglia l’arbitro e anche il Var, che avrebbe dovuto far ripetere il rigore senza nemmeno chiamarlo a controllare. Ridicoli anche i 3 minuti di recupero.

tre minuti di recupero alla fine di una partita simile e dopo averne concessi quattro nel primo tempo, sono un colpo d’ascia fra le spalle della squadra che tenta di recuperare. Ce n’erano forse cinque: 2’27’’ è la durata dei soccorsi a Pellegrini per un infortunio; quattro gli slot per le sostituzioni utilizzati, quindi per convenzione altri due minuti”.

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