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Papu Gomez: «Gasperini ha cercato di aggredirmi ma chi mi ha ferito di più è stato Percassi»

A La Nacion: «Avevo disobbedito in Champions. Il presidente non ha avuto le palle di dire al tecnico di scusarsi con me. Hanno preferito lui perché lui fa guadagnare soldi all’Atalanta»

Papu Gomez: «Gasperini ha cercato di aggredirmi ma chi mi ha ferito di più è stato Percassi»
Roma 05/05/2019 - campionato di calcio serie A / Lazio-Atalanta / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Giampiero Gasperini-Alejandro Gomez

Dopo mesi di silenzio, Papu Gomez rivela la sua verità al quotidiano argentino La Nacion. Dice che Gasperini lo ha aggredito fisicamente. Qua LA REPLICA DI GASPERINI.

«Ho dovuto lasciare il club. Mi aspettavo delle scuse dal tecnico che però non sono mai arrivate». Racconta quel che è successo durante la partita di  Champions League contro il Midtjylland.

Ho disobbedito su indicazione tattica. Mancavano dieci minuti alla fine del primo tempo e lui mi ha chiesto di giocare a destra, mentre io stavo giocando molto bene a sinistra. E ho detto di no. Ho risposto nel bel mezzo del gioco di fronte alle telecamere, sapevo che era arrabbiato. Ho capito che mi avrebbe sostituito all’intervallo, e così è andata. Ma nello spogliatoio, all’intervallo, è andato oltre, si è infuriato e ha cercato di aggredirmi fisicamente.

Gasperini voleva colpirti?

Sì. Ho detto basta. Si può discutere, ok, ma quando c’è aggressività fisica è intollerabile. Poi ho chiesto un incontro al presidente del club [Antonio Percassi] e gli ho detto che non avevo problemi a proseguire, accettando di aver sbagliato: da capitano non mi ero comportato bene, ero stato un cattivo esempio disobbedendo all’allenatore. Ma ho detto al presidente che volevo le scuse di Gasperini. E gli ho detto anche che il presidente non poteva accettare che l’allenatore aveva cercato di aggredire un calciatore. Bene. Il giorno dopo ci fu una riunione di tutta la squadra. Mi sono fatto avanti e mi sono scusato con l’allenatore e i miei compagni di squadra per quello che era successo. Ma non ho ricevuto scuse da parte del tecnico. Che voleva dire? Quello che avevo fatto io era sbagliato e quello che aveva fatto lui era giusto? È lì che è iniziato tutto. Dopo qualche giorno ho detto al presidente che non volevo continuare a lavorare con Gasperini all’Atalanta. Il presidente mi ha detto che non mi avrebbe fatto andar via. È cominciato il tira e molla, sono stato escluso dalla squadra e ho finito per allenarmi solo con le riserve.

Qual è stato il momento peggiore?

Tutto. È stato brutto, sono stato scaricato dopo sette anni, dopo tutto quello che ho dato al club. Si sono comportati male. Il  presidente non ha avuto le palle di chiedere al tecnico di scusarsi con me… quella è stata la fine. Si sono comportati molto male con me. Non volevano darmi a nessuno dei grandi club italiani perché dicevano che avrebbero rinforzato una diretta concorrente. Volevano mandarmi in Arabia o negli Stati Uniti. Grazie a Dio si è fatto vivo il Sivigli, volevo continuare a essere competitivo per giocare la Copa America.

Quale atteggiamento le ha fatto più male, quello di Gasperini o quello di Percassi?

Sono rimasto molto deluso dalla proprietà. Dopo tanti anni, dopo il rapporto di fiducia che abbiamo avuto … i miei figli sono andati a scuola con i loro figli, abbiamo condiviso un sacco di cose … Mi hanno gettato nella spazzatura e come mi hanno gettato è stato quel che mi ha ferito di più. Puoi avere dissidi con l’allenatore e ti direi che è quasi normale, perché succede, ovviamente succede. Puoi litigare, come in qualsiasi lavoro. Ma il trattamento che ho ricevuto dalla proprietà mi ha fatto molto male.

Perché pensi che l’Atalanta si sia comportata così?

Credo fosse una questione economica. Sanno che Gasperini è uno dei migliori allenatori d’Europa, sanno che il suo lavoro porta valore alla squadra e fa vendere loro giocatori. Era un problema economico, e va bene; hanno preferito rimanere con lui perché sanno che fa guadagnare tanti soldi all’Atalanta. Preferivano quello.

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