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Il risiko geopolitico che porta lo spagnolo Mateu Lahoz ad arbitrare la finale di Champions

L’eliminazione del Real Madrid toglie d’impaccio Rosetti. In Europa League arbitrerà Turpin con Frappart nella sestina

Uno degli spettatori più interessati di Chelsea-Real Madrid era Roberto Rosetti, il presidente della Commissione arbitrale dell’Uefa. Non tanto per la prestazione di Daniele Orsato, che in Champions League è una garanzia assoluta e si mantiene su questo standard di valutazione (è stato anche riconosciuto miglior arbitro del 2020), quanto per la scelta del direttore di gara della finale. Il nome era stato individuato prima ancora dell’inizio del torneo: Antonio Mateu Lahoz, lo spagnolo, il candidato perfetto. A 44 anni ha l’età giusta e l’ultimo connazionale in finale risale al 2005 (Mejuto Gonzalez per Milan-Liverpool a Istanbul). Per non parlare dell’esperienza accumulata nei big match: 34 partite di Champions tra fase a gironi e fase finale, ha arbitrato sette volte il derby di Madrid tra Real e Atletico e cinque volte il Clasico tra i Blancos e il Barcellona. Sarebbero diventati sei un mese fa se non si fosse infortunato pochi giorni prima della partita.

Naturalmente, se il Real Madrid fosse arrivato in finale, Mateu Lahoz non sarebbe stato idoneo. E a quel punto Rosetti si sarebbe trovato davanti ad una scelta molto delicata. Le linee guida dell’Uefa prevedono generalmente che non si riproponga un arbitro che ha già diretto una finale della competizione e si cerca sistematicamente di evitare di designare chi è stato già impiegato nelle semifinali. Vanno esclusi per il primo motivo Kuipers, Cakir, Brych, Skomina e Orsato; da eliminare anche gli inglesi Taylor e Oliver per la nazionalità, se fossero saltati anche gli spagnoli Mateu Lahoz, Gil Manzano e Del Cerro Grande sarebbe stato un enorme problema. Le scelte sarebbero ricadute su Makkelie, che ha diretto la finale di Europa League lo scorso anno ed essendo un classe 1983 sarebbe un peccato da impiegare ora, o al massimo il francese Turpin, forse però ancora un po’ troppo giovane per la Champions.

Per il presidente della Commissione Uefa è stata già un’annata molto dura, anche se le critiche che gli sono state mosse sono sempre parse ingenerose. Accusato di favorire gli arbitri connazionali, c’è da dire che Orsato e Massa non hanno mai fatto parlare negativamente per le loro prestazioni in Europa. La pressione è chiaramente aumentata dopo che Orsato ha diretto la finale di Champions della scorsa edizione. Così Rosetti è andato poco per il sottile, quest’anno, e si è rivolto principalmente alle figure che gli hanno dato maggiori garanzie. I due olandesi Kuipers e Makkelie sono stati impiegati rispettivamente in 9 e 8 partite nel torneo: è un dato impressionante, perché nessun arbitro negli ultimi dieci anni è stato designato per sette partite ed è successo soltanto al turco Cakir (2015/16 e 2018/19).

Per cui, il Real Madrid finalista avrebbe costretto Rosetti ad una scelta che indipendentemente dal percorso logico sarebbe stata contestata a prescindere da chi ne vuole la testa. Ma col Chelsea cambia tutto, perché può affidarsi proprio a colui che mette tutti d’accordo.

Per quanto riguarda l’Europa League, Turpin sembra il profilo più accreditato. Gli inglesi con ogni probabilità saranno costretti a rimanere fermi anche a questo giro, l’alternativa sarebbe un premio alla carriera per Cakir, che è stato un grande direttore di gara ma che da tempo non si esprime più su quei livelli. Inoltre da non sottovalutare anche la politicità della designazione: la scelta di Turpin vedrebbe inserita con ogni probabilità nella sestina anche Stephanie Frappart come quarto ufficiale. Cioè l’ennesimo lodevole tassello della politica inclusiva di Rosetti e della Commissione nei confronti degli arbitri donna. Tutto è bene quel che finisce bene, insomma.

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