A TuttoMercatoWeb: “A Palermo ero più forte di Cavani, ma fui io a suggerire il suo nome come mio sostituto quando mi infortunai”
Amauri, l’ex campione del Palermo, ritiratosi tre anni fa dopo l’ultima esperienza con i New York Cosmos, ha raccontato qualche aneddoto del suo passato ai microfoni di “TuttoMercatoWeb”
“Ricordo che mi avevano portato in Belgio per fare un provino ed ero andato anche piuttosto bene. Pensavo le cose si mettessero a posto, poi invece no. Sono rimasto io e un altro italiano dentro la stanza e finché non pagavamo non potevamo uscire. Chi mi ha portato lì se n’è andato. Per fortuna ho ricevuto la chiamata di Vittorio Grimaldi e suo figlio Mariano. Sei mesi prima mi avevano notato al torneo di Viareggio. Mi hanno pagato l’albergo e poi mi hanno portato a Napoli. Ricordo le 10 ore di treno da Torino, incredibile a ripensarci. Di quei primi tempi ricordo che ho cominciato ad allenarmi per strada a Napoli. Correvo per la città, di fatto ho imparato a memoria tutte le vie. Mi avevano messo a disposizione un preparatore, di nome Gennaro, che mi trattava come un figlio. Inizialmente sono stato aggregato alla Primavera del Napoli ma non potevo giocare in quanto extracomunitaio. Così per 6 mesi mi potevo solo allenare. Quando si libera il posto da extracomunitario grazie alla cessione di Damir Stojak finalmente ho il mio contratto. Da lì l’esordio con Mondonico e il primo gol. Ogni fase vissuta è stata importante. Io sono arrivato in Italia da sconosciuto, non avevo mai fatto parte della nazionale né da selezioni giovanili. Ho avuto i miei 2-3 anni di ambientamento per capire come funziona il calcio italiano. Certo, ci sono stati momenti chiave: direi che è stato decisivo il periodo dal 2005 in poi: se non facevo bene al Chievo rischiavo di non fare il salto di qualità. Lì è stata la prima svolta, che mi ha portato a Palermo. I due anni in Sicilia sono stati decisivi per il salto alla Juve, il sogno di tutti i calciatori“.
Sul suo rapporto con Cavani
“Ero all’epoca più forte di lui. Però posso dire che gli ho predetto una grande carriera: mentre stavo andando alla Juve gli ho detto che avrebbe preso lui le redini dell’attacco e che avrebbe fatto grandi cose. Di lui ho un aneddoto. L’ho conosciuto nel 2005 quando si presentò al Chievo, dove io giocavo, con altri due uruguayani per un provino. Dei tre lui era quello con più qualità ma alla fine fu scartato ed è rientrato in Uruguay. Un anno ero a Palermo e quando mi sono infortunato al ginocchio c’era bisogno di qualcuno che mi rimpiazzasse. Rino Foschi venne a trovarmi e mi disse: voglio prendere un tuo sostituto e ho due nomi che sono Matusiak ed Cavani. Non ci ho pensato due volte a suggerirgli Edinson. Foschi per sicurezza prese entrambi (ride, ndr). Alla sua prima uscita Cavani fa un gran gol da fuori alla Fiorentina, Foschi mi guarda e mi fa: Tu devi fare il direttore sportivo”.