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“A Firenze non ci lasceranno vincere”, Napoli sempre più preda dello sconfittismo

La città torna la repubblica dei cacasotto. ”È tutto scritto”. Ma se non battiamo la Fiorentina, quale Champions pensiamo di meritare?

“A Firenze non ci lasceranno vincere”, Napoli sempre più preda dello sconfittismo

“Il mio portiere me lo sta dicendo da tre settimane! Ho l’ansia”. Ce l’abbiamo tutti una guardiania dove si coltiva il complotto come il rosmarino. Una volta li chiamavano i Poteri Forti, il Palazzo, alzando maiuscole in caps lock. Ora la paura del “tutti contro di noi” nasce dal basso, rinfocola su Whatsapp, si autoalimenta fino all’elaborazione del trauma, è un processo affilato e velocissimo. Il Napoli deve battere la Fiorentina per qualificarsi alla prossima Champions, “ma non ce lo lasceranno fare”. “Perderemo la Champions in albergo”. Il mostro di Firenze. L’alibi horror che abbiamo cominciato a ruminare appena terminato il turno infrasettimanale. Lo “Scansuolo” che lascia alla Juve i tre punti che – “lo sapevo, lo sapevo!” – fregheranno il Napoli (il verbo declinato è un altro, ma il senso è quello). Perché, sia chiaro: “La Juve la vogliono in Champions, tutti e sempre. Ci faranno il gioco delle tre carte”.

A forza di ripetercelo, compulsando le chat sempre con lo stesso pensiero menagramo, finiamo in autocombustione. È una certezza:

“A questo punto temo fortemente che vogliano farci fuori. Capiremo sabato sera, se l’Inda sbracherà, non ci faranno vincere. Scommettiamo?”

Smarrendo il senno, la ragione. E anche un po’ il pudore. Il Napoli ambisce ad andare in Champions, e per farlo può permettersi il lusso di pensare solo alla sua partita. Deve battere la Fiorentina, già salva. Non il Manchester City, la Fiorentina. Deve farlo, tra l’altro, senza pubblico, e col minimo sindacale di pressione che qualsiasi sportivo professionista conosce e domina. Se non ce la fa, di quale Champions parliamo?

Ma il vittimismo preventivo è una voragine. Prefabbrica alibi alimentati da fantasmi del passato – “lo scudetto perso in hotel”, quando scade questo tormentone? – e li sedimenta sui preconcetti che da sempre usiamo come paracadute delle sconfitte. Non ci vogliono, siamo reietti. C’è ancora chi riciccia la contrapposizione geografica come motore degli affronti, è cronaca di pochi giorni fa. Figurarsi.

È una cultura deteriore, che filtra persino le sue stesse logiche. Il complottista più avveduto per esempio potrebbe anche considerare l’eccezione in positivo: il clima d’odio, l’ambiente, non ci sono più. Napoli e Fiorentina sono club amici, è evidente dalla battaglia in Lega. E invece no: il sospetto non ammette quello altrui. Va a senso unico. Ce l’hanno con noi, e solo con noi.

Ovviamente anche gli altri ragionano così. Un lettore napolista del nord ci scrive:

“Qui al nord predicano bene ma sono vittimisti come i meridionali, se non di più. Dopo le partite di ieri mi sono sintonizzato sul cabaret di Telelombardia dove il direttore Ravezzani ha mostrato il peggio di quello che esce dalle sue trasmissioni: ha detto che nei prossimi giorni gli ultras della Fiorentina faranno pressioni sui calciatori affinché perdano pur di danneggiare la Juve. Siamo al delirio, un Vigorito alla cassoeula”.

Si è sempre vittime di qualcun altro.

Ieri si notava, sui social, che “alla luce di quello visto oggi, il Torino che lotta per salvarsi e lascia in panchina Belotti, Sanabria, Rincon, Vojvoda, Lukic, Verdi, Ansaldi, e il solito Scansuolo, non ci resta che vincere le prossime due o saremo fuori”.

“Non ci resta che vincere” è una perfetta rappresentazione del cortocircuito del pallone. Come se vincere non fosse poi l’unico modo per ottenere il premio finale, come se potessimo contare su un agente esterno, sulla remissione dei concorrenti, l’aiutino, il contesto. E’ la sindrome del pareggio, in senso lato. Il calcio – quello dei tifosi, soprattutto – è la repubblica dei cacasotto. Invece di concentrare le energie sulla propria prestazione, ci perdiamo nei rivoli delle paure che ci attanagliano, i complessi d’accerchiamento. I pali, gli arbitri, la Figc, la Spectre, il Mossad.

Ripetiamo: al Napoli basta vincere. E non c’è nient’altro che qualsiasi sportivo vorrebbe, il destino nelle proprie mani, la possibilità di dimostrare di essere superiori.

Tolto lo spicciolame di attenuanti che ci affanniamo a rincorrere, il Napoli ha una partita da giocare, con questi presupposti:

Capisco che a noi napoletani sia rimasta impressa la partita persa in albergo. Volevo però ricordare che nelle ultime 11 occasioni Il Napoli ha vinto a Firenze 5 volte ed ha perso solo una volta, quella volta. Quindi un po’ di autostima non sarebbe male. pic.twitter.com/bYV85hIw9g

— Roberto Liberale (@Roblib63) May 9, 2021

Sì, Fiorentina-Napoli si gioca a posteriori dell’anticipo Juve-Inter. Ma quel che accadde in un albergo, tre anni fa, è un artefatto della storia. Una regressione. Juve e Inter facciano quel che vogliono, il Napoli si sganci dalle angosce della città. E faccia il suo mestiere: vincere.

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