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Rimosso l’altarino di Sibillo: i negozianti costretti a inchinarsi prima di pagare il racket

A Forcella, in onore del boss ucciso a 19 anni. L’altarino era diventato anche un luogo di pellegrinaggio dei giovani della zona

Rimosso l’altarino di Sibillo: i negozianti costretti a inchinarsi prima di pagare il racket

Ieri la Procura ha fatto sequestrare e smantellare l’altarino di via Santi Filippo e Giacomo, nella zona dei Tribunali. Un altare dedicato a Emanuele Sibillo, ritenuto il capo della cosiddetta “paranza dei bambini”, ucciso a 19 anni, nel 2015, e diventato una leggenda per molti adolescenti del quartiere. Un altare diventato oggetto di venerazione. Davanti al quale venivano portati e fatti inginocchiare i commercianti, per chiedere loro il pizzo. La vicenda è sul Corriere del Mezzogiorno.

“Lo hanno portato davanti al «palazzo della buonanima», in via Santi Filippo e Giacomo, e davanti all’altarino eretto in memoria di Emanuele Sibillo, boss ucciso nel 2015 a 19 anni, gli hanno chiesto la tangente: 50.000 euro o, in alternativa, un appartamento di proprietà. Anche l’estorsione fatta al titolare di un negozio di biancheria intima, metaforicamente costretto a inchinarsi davanti al monumento funebre, ha indotto la Procura a disporre il sequestro probatorio dell’altarino, realizzato abusivamente all’interno dell’edificio dove un tempo esisteva una più piccola e modesta edicola votiva della Madonna. Nel monumentino era custodita anche l’urna con le ceneri di Sibillo, che è stata restituita ai familiari”.

Nel 2015, dopo l’omicidio di Sibillo, l’altarino prese il posto dell’edicola votiva.

Il sequestro e lo smantellamento dell’altare è definito, dal procuratore, un gesto importante soprattutto dal punto di vista simbolico. I pm scrivono:

«La valenza fortemente simbolica dell’altarino costituisce dimostrazione di forza del clan Sibillo non solo nei confronti dei condòmini ma dell’intera collettività, attuata secondo modalità tipiche della mentalità mafiosa che anche attraverso la mistificazione e la strumentalizzazione dei simboli religiosi, platealmente esposti, consolida il proprio potere e giustifica le proprie azioni criminali, perpetuando i valori e la memoria dei suoi “eroi” più carismatici».

L’altarino era diventato anche un luogo di pellegrinaggio dei giovani della zona e degli studenti della vicina scuola «Teresa Confalonieri».

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