Oggi la Giornata della consapevolezza. Il cantante: “Con mio figlio di 11 anni ce la caviamo bene. Ma le famiglie sono sole, alcuni si suicidano, altri negano il problema”
Oggi è la giornata Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo. Una giornata che per chi vive il problema è “solo” una giornata. Fabrizio Biasin ha intervistato per Libero Elio, di Elio e le Storie tese: Stefano Belisari. Che ha un figlio autistico, e da molti anni è attivo nel denunciare lo stato di abbandono in cui versano le famiglie che devono affrontare da sole il “fardello” di avere bambini colpiti da questo disturbo.
«Ha 11 anni. Ma io non lo faccio per me, noi in famiglia ce la caviamo bene. La mia esperienza mi ha portato a conoscere decine di migliaia di drammi veri, non Corona che fa lo sciopero della fame, gente che ha la vita distrutta, paralizzata per colpa di uno Stato che non fa niente se non propaganda il 2 aprile. Una giornata importante, ma temo che si possa trasformare nel solito appuntamento inutile. So come vanno certe cose. Finirà con quelli che hanno il mio problema che parleranno di quanto la loro vita stia andando male con quelli che hanno il mio problema. Un bel circolino condito da politici che vengono a sciacquarsi un po’ la coscienza. Poi, il 3 aprile, si ricomincia da zero».
Elio descrive lo “zero” di cui sopra:
«In Italia non esiste neanche un censimento dei ragazzi con l’autismo. Il massimo che fanno in parlamento è parlare di Pet Therapy. Sai di cosa si tratta? Te lo dico io. I politici – ma non solo loro, tutti quanti – credono che “aiutare” significhi isolare i bimbi e lasciare che la famiglia, come dire, respiri. Ma quello non è aiutarci, significa non aver capito niente. I bambini autistici possono “imparare a vivere”, a parlare, ma per farlo devono essere seguiti appena il problema si manifesta e da chi ha competenze specifiche attraverso la “terapia comportamentale“. Non dai diplomati dell’Isef… Ci sono famiglie che dopo lotte indicibili riescono ad avere un qualche tipo di sostegno. Ecco, nel 99% dei casi si traduce in un neo laureato nelle materie più disparate e senza alcuna competenza. Gli portano il té, li accompagnano… Meglio di niente, ma così non li stai aiutando, li condanni a una non-vita».
«Ti racconto come è andata a me. Ci siamo presentati davanti alla Commissione che doveva stabilire se mio figlio fosse o non fosse autistico. Sai da chi era presieduta? Da un otorino. Ma cosa cazzo ne sa un otorino! Mi vergogno a dirlo, ma mi sono incazzato come una bestia, mi sono messo a urlare. Dopo un anno mi hanno risposto e ora, attraverso sforzi disumani – perché otto ore di riabilitazione al giorno sono tante, credimi – mio figlio parla, ha degli amici, va a scuola. Ma per ogni “successo” ci sono migliaia di bambini che vengono lasciati senza sostegno, abbandonati. È lacerante… L’80% delle coppie con un figlio autistico si separa, non regge, sono numeri certificati. Oppure ci sono i genitori che scappano, spariscono letteralmente per non affrontare la malattia. Altri si suicidano e, ti prego di credermi, sono tanti. Infine ci sono quelli che si rassegnano, scelgono di “negare” il problema».
«Mi è capitato di chiedere ad alcuni genitori “come va con tuo figlio?”. Ti rispondono “bene”. E tu gli dici “ma non parla…”. Ti rispondono “beh, parlerà…”. Lo Stato non aiuta ad affrontare l’ostacolo? Allora meglio far finta che non esista. Poi un giorno i genitori muoiono e i figli restano da soli. Abbandonati e senza strumenti. È anche per quello che pretendo i vaccini: se spariscono i genitori, spariscono anche i figli».