ilNapolista

Paolo Isotta racconta Totò: «Per me è un Santo. Ha fatto dimenticare a tutti le loro tragedie»

Il Giornale recensisce “San Totò”, l’ultimo libro del critico musicale. Isotta scriveva: «La comicità aiuta la gente a prendere la vita come viene e gliela rende più accettabile. Che altro fanno i Santi?».

Paolo Isotta racconta Totò: «Per me è un Santo. Ha fatto dimenticare a tutti le loro tragedie»
Totò 47 morto che parla

Su Il Giornale, Stenio Solinas recensisce “San Totò”, l’ultimo libro di Paolo Isotta, scomparso il 12 febbraio scorso a 70 anni. E’ dedicato al principe della risata, che il celebre critico musicale considerava, appunto, alla stregua di un santo. Nel libro, infatti, Isotta scrive:

«Io son un uomo all’antica, e credo solo nei Santi: e nemmeno in tutti… Per me Totò è un Santo: per l’altezza della sua arte, per la gioia da lui per decenni donata a milioni di persone: gente del popolo, piccola borghesia, poi persino alta, ma anche autentici reietti. Per essere riuscito, con la risata che suscitava, a far per un attimo dimenticare a tutti, non solo ai reietti, le loro tragedie... La comicità aiuta la gente a prendere la vita come viene e gliela rende più accettabile. Che altro fanno i Santi?».

Isotta parla dell'”essenza rivoluzionaria” del principe De Curtis. Non a caso, scrive, «Totò è stato uno degli artisti più perseguitati dalla Censura: ma dopo, non prima, del Regime».

Nel libro c’è spazio anche per Peppino de Filippo, che con Totò recitò in tante opere teatrali. Per Isotta era molto più di una spalla: creava, come faceva Totò.

«Quando in Totò, Peppino e la… malafemmina Peppino cancella col fazzoletto i suoi errori di scrittura e poi, sudando copiosamente, si asciuga collo stesso fazzoletto e si copre la faccia d’inchiostro, ci si può solo inchinare reverenti come di fronte al Padre e allo Spirito Santo».

“San Totò” contiene anche una minuziosa schedatura di tutte le pellicole che, dal 1937 al 1966, ebbero Totò come protagonista. Circa 200 pagine leggendo le quali, scrive Solinas,

“si capisce quanto Isotta abbia preso gusto nello scriverla, visto che gli riservava lunghe ore notturne dove, soffrendo d’insonnia, poteva se non altro dimenticarla ridendoci intorno e, si capisce da come alcuni testi comici di Totò siano stati riportati per intero, ridendoci sopra a crepapelle, come del resto è capitato al sottoscritto, per quanto li avesse visti, rivisti, stravisti al cinema o in televisione”.

 

ilnapolista © riproduzione riservata