Zubizzarreta racconta su El Pais la “locura” del ruolo, partendo dal rigore decisivo parato da Oblak nell’ultima giornata di campionato
Quella dei portieri è una pazzia leggendaria. La descrive molto bene Andoni Zubizzarreta in un pezzo su El Pais. Lo storico portiere del Barcellona e della Spagna coglie il racconto del rigore parato da Oblak a Joselu nell’ultima giornata di della Liga, all’87’. Una parata che ha consentito all’Atletico di restare in vetta al campionato spagnolo.
“Di solito succede così: la tua squadra è prima in classifica ma il suo vantaggio si sta riducendo. La partita ha uno stretto margine favorevole, un gol, che rende essenziale la responsabilità di mantenere la porta inviolata. Per continuare ad essere primi e, soprattutto, perché i nervi non si diffondano all’intero ecosistema della tua squadra. E guarda un po’, a dieci minuti dalla fine, l’arbitro fischia uno di quei rigori che definiscono i nostri tempi calcistici, un rigore al Var. Discussioni, richieste di rettifica della decisione, tutta la tua squadra con le mani tra i capelli e tu, il portiere, che ti vedi lì da solo, pensando di indovinare da che lato buttarti, ricordando cosa ti ha detto il tuo allenatore dei portieri sui tiratori avversari, il gesto che ti dà un minimo indizio su sarà diretto il tiro. Una raffica ti passa per la mente e ti chiedi: e se io restassi fermo al centro?“
Dieci secondi dopo, Oblak vola alla sua destra, trova la palla e la devia in angolo. E’ fatta.
“Mi sono molto identificato nel portiere sloveno, con la sua gioia serena e sensibile, con quello spirito che disinnesca i pericoli come se nulla fosse. Di chi sa essere, sa come comandare, sapendo accettare quando perde”.
“I portieri hanno quella capacità di essere decisivi nei momenti chiave e nelle situazioni disperate, in cui sembrano battuti”.
