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È ripartita la narrazione omerica di Gattuso, ora è l’eroe che rifiuterebbe il rinnovo col Napoli

I fatti sono diversi. Sta funzionando il piano di De Laurentiis per salvare la stagione: silenzio stampa, discorso ai giocatori e vicinanza alla squadra. Prima dell’addio

È ripartita la narrazione omerica di Gattuso, ora è l’eroe che rifiuterebbe il rinnovo col Napoli

Com’era scontato prevedere, le due vittorie consecutive del Napoli – prestigiose vittorie sui campi di Milan e Roma – hanno ridato fiato alla grancassa mediatica che senza soluzione di continuità alimenta il mito di Gattuso. Un’operazione orwelliana degna – non ce ne voglia l’allenatore calabrese – di miglior causa. Sono bastate dopo due vittorie consecutive, o anche 13 punti su 15, per far partire il nuovo battage pubblicitario: “De Laurentiis dovrà prostrarsi ai piedi di Gattuso, fare serenate con tanto di lucciconi sotto le sue finestre, e nemmeno lo convincerà. Gattuso andrà via, da uomo che non baratta con nessuno il suo orgoglio”.

Chissà perché, il lavoro di Gattuso viene sempre accompagnato da una narrazione omerica. Ma a parte questo, forse è il caso di ricordare le tappe che hanno condotto a questa situazione nel Napoli. E cioè a un accordo che prevede a fine anno la separazione dei destini del Napoli e di Gattuso. Come peraltro già avvenuto con Mazzarri, con Benitez e nei fatti anche con Sarri che fino all’ultimo rifiutò ostinatamente ogni proposta di rinnovo da parte di De Laurentiis.

Non è che Gattuso è rimasto alla guida del Napoli per volontà dello spirito santo o degli dei. Nel periodo di conclamata crisi tecnica del Napoli, e di evidente confusione dell’allenatore con sei sconfitte in dodici giornate di campionato, con la piazza che ne invocava a gran voce l’esonero, De Laurentiis ha deciso di non farsi trascinare dall’emotività. Ha scelto di non sostituire in corsa Gattuso. E lo ha fatto dopo aver, legittimamente, fatto i suoi sondaggi, com’è nella prerogativa di ciascun allenatore. Gattuso lo sa benissimo, visto che qualche volta nella vita si è trovato dal lato degli allenatori chiamati dai presidenti nel corso dei loro sondaggi.

Pur avendo stabilito che a fine stagione i loro cammini si sarebbero divisi, e quindi non ci sarebbe stato alcun rinnovo – di cui per mesi alcuni quotidiani napoletani ci hanno informato nei minimi dettagli – il presidente ha deciso di proseguire con l’allenatore calabrese fino al termine della stagione. Allenatore che, ricordiamolo, aveva ormai trasformato ogni post-partita in un’arringa nei confronti del presidente.

Quel che ha predisposto De Laurentiis è stato una sorta di piano Marshall (perdonate l’enfasi) per il Calcio Napoli. Per cercare di salvare la stagione, proprio come fece Moratti con Mancini prima di divorziare a fine stagione per ingaggiare Mourinho.

Che cosa prevedeva questo piano Marshall? Innanzitutto il silenzio stampa, bisognava evitare che tutto lo sforzo profuso di giorno per tessere la tela venisse vanificato dallo scioglimento notturno con dichiarazioni televisive prive di qualsiasi intento costruttivo. Mai silenzio stampa fu più benedetto.

De Laurentiis ha poi cominciato a puntellare il lavoro del suo allenatore. Non solo con dichiarazioni ufficiali (quelle possono lasciare il tempo che trovano), ma con un incontro con i calciatori. Incontro in cui ha detto chiaro e tondo che Gattuso era e sarebbe rimasto l’allenatore del Napoli fino a fine stagione. E che chiunque non avesse seguito l’allenatore, si sarebbe di fatto messo contro la società (una frase del tipo “vi appendo al muro”). Società che nel frattempo è tra le pochissime a pagare puntualmente gli stipendi.

Perché, vale sempre la pena ricordarlo, i calciatori non giocano perché hanno in simpatia o in antipatia l’allenatore o il direttore sportivo, giocano perché sono pagati dalla società che versa loro mensilmente lauti stipendi. Una cosa è la narrazione omerica, o in alcuni casi favolistica, un’altra è il mondo contemporaneo degli adulti.

Per rafforzare ulteriormente quest’atteggiamento e la difesa dell’allenatore, De Laurentiis ha deciso di essere più presente con la squadra, di far sentire il proprio appoggio. Quindi non esibire soltanto la protezione del tecnico, ma rafforzarla con i fatti.

Questo è avvenuto. Ed è avvenuto perché De Laurentiis – ripetiamo – ha scelto di non esonerare Gattuso. Le due vittorie consecutive di Milano e Roma non sono un miracolo di un uomo solo contro tutti, che ha scelto di proseguire nonostante le profonde ferite che sono state inferte alla sua anima. Non siamo di fronte a un Ettore. Sono il risultato di una professionale unità di intenti. Anche se professionale è morettianamente una brutta parola, e noi siamo persino d’accordo con Nanni.

Il Napoli è una squadra molto forte, ha una rosa molto profonda, è il club che ha speso di più nelle ultime due sessioni di calciomercato. E non può non stare tra i primi quattro club al termine del campionato. O quantomeno, visto che lo sport è per fortuna imponderabile, deve compiere ogni sforzo affinché questo risultato venga raggiunto. Avrebbe dovuto raggiungerlo anche senza uscire dalle coppe europee contro il Granada. E per il futuro, aggiungiamo, il Napoli dovrebbe contare su un allenatore che sia in grado di allenare anche con le coppe europee in corso, senza la settimana tipo.

È De Laurentiis che ha deciso di continuare la stagione con Gattuso perché ha ritenuto che con Gattuso in panchina ci fossero più possibilità di raggiungere il quarto posto. E ha approntato un Piano per conquistare quest’obiettivo. Lo ha fatto avendo perfettamente in mente la separazione a fine stagione. Perché parliamo di lavoro, oltre che di business. Gattuso potrà arricchire il proprio curriculum di una qualificazione Champions conquistata, visto che finora non ci è mai riuscito; e De Laurentiis potrà programmare il futuro prossimo del club con un minimo di serenità finanziaria in più. Oltre che complimentarsi con sé stesso per aver scelto la strategia più efficace. Una strategia più da impresa che da grande famiglia. Come dovrebbe essere.

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