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«Vogliamo dedicare una statua a Gigi Riva, ma una legge fascista ce lo vieta»

TPI intervista Pietro Porcella, del comitato per la costruzione del monumento al campione: «Si può costruire una statua a Mussolini e non a lui. Ci vuole la deroga della Lamorgese»

«Vogliamo dedicare una statua a Gigi Riva, ma una legge fascista ce lo vieta»

Su The Post International, Luca Telese intervista Pietro Porcella, giornalista sardo, che abita in Florida. Nel 2015 fu il primo a lanciare l’idea di una statua gigante dedicata a Gigi Riva. Lo fece attraverso un articolo su America Oggi, quotidiano di New York. Avrebbe dovuto essere posizionata in piazza Manlio Scopigno, a Cagliari. All’inizio sembrò un’idea irrealizzabile, ma Scopella non si è arreso. Negli anni, ha preparato bozzetti, avviato una sottoscrizione e costituito un comitato per la statua. Dovrebbe ritrarre Riva impegnato in una delle sue acrobazie.

«Ci piacerebbe che sorgesse a Sant’Elia, perché è un quartiere a cui Gigi è molto legato, è una periferia che si sta riqualificando, è il luogo del suo stadio, è quello da cui partiva da ragazzo con il suo amico pescatore Martino».

Scopigno spiega che l’amministrazione cagliaritana è favorevole al progetto, ma che manca un intervento del ministro Lamorgese.

«Abbiamo scoperto, strada facendo, un paradosso contenuto in un articolo mai abrogato di una legge del periodo fascista sulla monumentalistica. Questa legge oggi è ancora in vigore. Si tratta della legge 1188 del giugno del 1927. Si sono dimenticati di cancellarla. Prevede che la statua ad un personaggio vivente possa essere autorizzata solo in tre casi».

Spiega quali:

«Il primo: se il personaggio è un gerarca del regime fascista. Il secondo: se il personaggio è un alto prelato. Il terzo caso è quello che interessa a noi. Si può dedicare una statua a un vivente se c’è una deroga particolare del ministro dell’Interno».

In pratica, si potrebbe erigere una statua a Mussolini ma non a Riva.

«Esatto! Per questo credo che questa storia abbia un certo interesse per la vita nazionale italiana, e non solo per gli appassionati di calcio».

Racconta come vorrebbe che fosse la stata:

«Con il basamento siamo a 6 metri: ci piace che sia visibile dal cielo e dal mare, dall’aereo e dalla nave. Raffigurerà Riva mentre colpisce il pallone. A Oxford – cioè in sardo – si dice mentre sta facendo una ‘stamborrata».

Recherà una scritta:

«Una cosa sobria: ‘A Gigi Riva: l’uomo, il campione, il sardo’»

Gigi Riva ha dato il suo ok al progetto, ma ad alcune condizioni.

«La prima: che non ci siano di mezzo dei politici. La seconda: che ci fossero anche i nomi dei suoi compagni, del mister Manlio Scopigno e del dirigente che costruì quella squadra, Stefano Arrica. La terza: che non costi un solo euro alle casse del Comune, della Regione o dello Stato».

Riva, racconta, ha espresso anche un desiderio.

«Ci deve essere spazio perché i bambini possano correrci intorno. Gigi intende che deve essere un monumento vivo, inserito in un tessuto urbano vivo. Non un mausoleo, o una costruzione astrusa ed estranea alla città».

La scelta del luogo, Sant’Elia, è stata approvata dal campione.

«A lui la nostra idea del Sant’Elia piaceva molto, perché quel mare, davanti allo scoglio, era il luogo sacro dove si rintanava il lunedì mattina dopo la partita domenicale. Andava a pescare talvolta col suo amico Martino. Si isolava dal mondo e voleva stare con la gente silenziosa e rispettosa come lui. Sant’Elia è una periferia che si sta riqualificando, è il luogo del suo stadio, da dove si gode una vista esclusiva sulla città antica e sulle montagne».

Ci sono anche alcune ipotesi relative al gesto in cui dovrebbe essere immortalato Riva.

«Nella riunione di comitato si erano portate avanti tre possibilità sull’icona di Riva nel tempo: il magnifico gol di testa in tuffo a Napoli nella partita con la Nazionale contro la Germania Est, la strepitosa rovesciata al volo a Vicenza nell’anno dello scudetto o la classica “stamborrata” di sinistro. Adriano Reginato osservò’ subito che se facevamo questa statua doveva essere una fotografia di quel Riva con quella maglietta del Cagliari. La rovesciata di Vicenza, fu detto, pur essendo la più suggestiva, avrebbe avuto uno sviluppo orizzontale che copriva il viso e sarebbe stata molto più difficile da realizzare. Alla fine ha vinto l’idea de l’hombre vertical: Gigi Riva che calcia potente di sinistro, con quella maglietta, quei calzoncini, quei calzettoni e quelle scarpette così speciali. È il modello sul quale stiamo lavorando».

Le sottoscrizioni al progetto sono fioccate dal primo momento. Porcella racconta che sono stati raccolti migliaia di euro, che la figlia del più grande artista sardo contemporaneo, Pinuccio Scola, ha messo a disposizione tutta la pietra che servirà per il basamento.

«Sono tonnellate. Non ha voluto una centesimo. Sciola e Gigi si volevano bene. Ma ci sono anche altri produttori sardi di granito che hanno espresso disponibilità».

Il comitato comprende anche ex compagni di squadra di Riva. C’è un accordo, tra i membri.

«Nessuno tocca un centesimo se non per la statua. Tutti lavorano in modo volontario. I soldi già raccolti sono inventariati e custoditi gelosamente. Si va dai 10 euro del pensionato ai 100 del libero professionista».

Manca solo l’ok del ministro dell’Interno.

«Vorremmo che la Lamorgese ci ricevesse, o anche solo che ci concedesse una deroga. In primo luogo per correggere una legge che, come abbiamo visto, è platealmente sbagliata. E poi perché, anche e soprattutto nel tempo del Covid, questo Paese ha bisogno di scegliersi dei simboli positivi, anche nel secolo Novecento, e di indicarli a tutto il mondo come la sua carta di identità».

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