Il quotidiano di Feltri si muove dopo la zeppata di Gasperini. I rossoneri vanno sul dischetto una volta ogni 135 minuti. Secondo Libero solo 3 su 12 sono contestabili
Dodici rigori in 18 partite oggi, proiettati sull’intero campionato diventano 24. Una montagna. Il Milan va sul dischetto ogni 135 minuti, cioé una volta ogni partita e mezzo. Una statistica che non poteva non scatenare la facilissima indignazione dei social, perché effettivamente sono numeri da capogiro. La Lazio, che pure l’anno scorso fu accusata di beneficiarne in quantità industriale si fermò a 18. E la Lazio lottò per lo scudetto, esattamente come il Milan ora è capolista. Insomma, il rigore fa la differenza.
Gasperini ieri a commento della cosa s’è lasciato sfuggire un ironico “eh, sono bravi loro”. Che è una “zeppata”, ma contiene anche un po’ di verità. Libero sulla questione oggi ci apre le pagine sportive, e spiega:
“Il Milan arriva in area in molti modi, crea occasioni e lo fa con diversi giocatori, dunque mette in crisi la difesa avversaria puntando sia sulla manovra corale sia sull’exploit dei singoli. I rigori a favore sono infatti stati procurati da otto rossoneri differenti più due falli di mano (Samp e Lazio). Alla logica dei numeri sfugge lo stato di estrema “fortuna”, è vero, ma effettivamente dei 12 rigori solo in tre casi c’è stato bisogno del Var (che ha confermato la chiamata) e sono davvero contestabili solo altri tre: quello avuto con la Roma per contatto inesistente di Mancini su Calhanoglu (Ibra segna, poi Giacomelli e il Var Nasca saranno fermati un paio di turni); quello con la Fiorentina, con Caceres che ostacola lievemente Theo; quello già detto col Cagliari. E comunque, delle sette partite in cui i rossoneri non hanno avuto rigori a favore, 4 le hanno vinte, due pareggiate e una sola persa, l’unico ko in campionato, con la Juve”.
Insomma: 12 rigori sì, ma meritati, non frutto di una oscura congiura arbitrale.
“E a spiegare che non di soli rigori vive il Milan – sebbene facciano parecchio comodo – ci sono diversi altri indicatori: nei gol di testa (7), è secondo solo all’Inter (10); è stato pescato in fuorigioco 46 volte (comanda il Verona, 47); ha battuto 113 corner (primo il Napoli con 115); ha colpito 13 pali. Tutto ciò è sintomo di un calcio votato a cercare (e trovare) la porta avversaria creando costantemente pericolo nella zona rossa, quella dove il difensore si muove sulla sottile linea del salvataggio provvidenziale o dell’intervento fuori tempo, che si traduce in calcio di rigore”.