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Merlo sui De Laurentiis e i Briatore: i ricchi in Italia possono vivere in spregio delle regole

Su Repubblica tra i soliti luoghi comuni su Napoli e un concetto di fondo: “chi ha mangiato il panino con la mortadella in spiaggia, distanziato, non prenderà il virus”

Merlo sui De Laurentiis e i Briatore: i ricchi in Italia possono vivere in spregio delle regole

Francesco Merlo, su Repubblica, va a briglia sciolta su Aurelio De Laurentiis. Utilizza un doppio binario: quello – classico – del lazzaro, e quello – più contemporaneo – del cafonal da Dagospia ossia dei ricchi cafoni che vivono in spregio delle regole e vengono quindi puniti dal virus. In soldoni: De Laurentiis come Briatore.

Merlo scrive il classico articolo col pilota automatico. Con notizie che sono in contrasto da quelle fornite dalle cronache dello stesso giornale. I cronisti, evidentemente, non lo hanno informato. Meglio, gli avrebbero rovinato il pezzo. Mai sporcare una bella storia con la verità: è un adagio sempre valido per il giornalismo.

Merlo ci mette dentro Benedetto Croce, Ferdinando I “il re lazzarone”, Pulcinella, gli spaghetti di Totò, i corni. C’è tutto.

È insomma impossibile non fare gli auguri sinceri e risentiti a Re Aurelio, esemplare della Napoli dei corni rossi e di Pulcinella, del vittimismo e di san Maradona, degli istinti e della pernacchia “di petto” (non quella di Eduardo che era “di testa”). E difatti Re Aurelio “di petto” ha detto di aver confuso il covid con la spanzata di ostriche, il virus della pandemia con il mollusco che è un must dell’arricchito italiano, è la voglia di rifarsi per mezzo del cibo eccessivo e prelibato. E forse nell’Italia di oggi, le ostriche, le aragoste e persino le cozze pelose hanno ormai sostituito gli spaghetti del Totò di “Miseria e Nobiltà”.

Merlo esprime un concetto: che ai ricchi è consentito vivere in spregio delle regole.

Solo nelle barche dei riccastri è garantita la mescolanza senza vigilanze, ispezioni e autocertificazioni. E infatti domenica De Laurentiis navigava in barca con amici rimasti senza nome. Poi ha ormeggiato a Ischia garantendo a tutti la protezione e l’esibizione della festa privata, e meno male che questa volta non c’era il bravissimo chef Niko Romito che dunque, con il suo calamaro arrosto condito di pompelmo rosa e olive nere, se l’è davvero scampata bella.

Si somigliano Briatore e De Laurentiis? Oppure si somigliano di più De Laurentiis e Vincenzo De Luca per il quale Re Aurelio ha fatto endorsement? Hanno tutti e tre lo scomposto talento che l’Italia chiama “stoffa del simpatico figlio di puttana”.

Scrive che “a differenza di Briatore, De Laurentiis non è mai stato negazionista e aveva fatto il tampone martedì”.

E partendo dalla risposta sulle ostriche, descrive

un’antropologia da combriccola di cui potremmo persino disegnare a matita i ritratti fisici, tanto familiari ci sono questi tipi d’italiani, con le abbuffate di molluschi e il brum brum della Porsche, gesticolosi e attorniati da donne rifatte e bottiglie vuote (bevute), gusci di ostriche (succhiate), mezzi limoni (spremuti).

E poi conclude così:

Non valga per consolazione, ma almeno in questa fine estate, e senza fare previsioni sull’imprevedibile seconda ondata, chi ha mangiato il panino con la mortadella tra gli ombrelloni distanziati a Bibione, Gatteo Mare, Termoli o Ladispoli può stare tranquillo: il virus non lo infetterà.

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