Racconta a Repubblica: «Non mi piaceva quel che aveva prodotto per U-Turn. Mi disse: “Vuoi che scriva musica per cartoni animati?”. Gli risposi: “È quello che hai fatto per Sergio Leone”. Non la prese bene»
La Repubblica intervista Oliver Stone. Due Oscar come miglior regista, per Platoon e Nato il quattro luglio, ha lavorato con Ennio Morricone nel 1997, per il suo thriller pulp “U Turn – Inversione di marcia”. Chiese al maestro la colonna sonora del film.
«Per U Turn volevo qualcosa di thrilling e romantico insieme, perché è anche una storia d’amore, perversa e dark ma pur sempre una storia d’amore, quella tra Jennifer Lopez e Sean Penn. E avevo bisogno di una musica in cui i temi noir si sovrapponessero a quelli sentimentali. Giravamo nel deserto dell’Arizona, un caldo terribile, un “soleil noir” come mi diverto a chiamarlo, e come da contratto Morricone venne in America per incontrarmi di persona».
Morricone preparò la sua musica, ma Stone non ne fu completamente soddisfatto.
«Lui era il maestro ma mancava qualcosa nella sua colonna sonora, solo metà mi era piaciuta molto, allora gli chiesi di scrivere altre cose e si arrabbiò moltissimo. Io ero abituato a John Wlliams, che consegnava colonne sonore bell’e pronte. Morricone era convinto che quello che aveva scritto andasse bene, e arrivederci. Ma io non mollai la presa e lo feci tornare in America una seconda volta, cosa che lo fece andare in bestia anche perché non amava viaggiare, gli piaceva starsene a Roma. Insomma, tornò e seguirono alcuni incontri pieni di tensione perché cercavo di spiegargli che cosa volevo da lui, che tipo di musica immaginassi per il lato avventuroso del film, una cosa tipo il cartone animato Willy il Coyote. Ricordo di avergli mostrato dei fumetti di Tom&Jerry con musica be-bop, jazzy, bee bee boom, bam, boom… Mi guardò e disse: “Cioè, vuoi che io scriva musica per cartoni animati?”. Gli risposi: “Esatto. Dopotutto, è proprio quello che hai fatto per i film di Sergio Leone”. Non la prese bene. Diciamolo: Ennio non aveva un grande senso dell’umorismo, e io lo stavo provocando. Ma alla fine per U Turn scrisse la musica perfetta, quella che volevo. Ed è una delle preferite tra quelle dei miei film. Sapeva mettersi al servizio dei registi, anche quando gli facevano girare le balle. Era il massimo del professionismo».
Dopo quella collaborazione, racconta, non rimasero in contatto.
«No, Ennio era un tipo introverso e solitario, evitava la gente, gli incontri mondani o ufficiali. Era anche un po’ brusco, sempre molto occupato, iperattivo, dipendeva dal lavoro, cosa che continuo a scoprire sempre di più dell’Italia e degli italiani, siete dei lavoratori straordinari, altro che le battute sugli italiani pigri e festaioli. Che sia arte, moda, auto, cucina, gioielleria, Sapete farvi un mazzo doppio rispetto a noi americani».
Stone classifica Morricone
«nella categoria di Leonardo e Michelangelo, genio assoluto ma soprattutto lavoro, lavoro, lavoro. Non so se Morricone sia stato capace di godersi la vita ma spero che ci sia riuscito, in qualche momento».