Il presidente del Genoa è accusato di essere a conoscenza delle minacce ultrà ad un suo calciatore e di non aver denunciato: «Basta vedere gli striscioni che mi riservano allo stadio per capire cosa penso di loro e cosa loro di me»
Per il tribunale del riesame, il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, sapeva delle minacce degli ultrà al suo calciatore, Armando Izzo, ma non le denunciò. Anzi, interpellato dagli inquirenti dichiarò di non essere a conoscenza dei fatti.
Repubblica Genova lo ha sentito raccogliendo la sua testimonianza.
«Posto che ho fiducia nel lavoro dei magistrati, credo mi si possano fare diverse critiche ma proprio non quella di essere reticente. Sono andato anche in commissione antimafia a dire quello che penso di certi tifosi, ho fatto diverse denunce in passato ma non è successo quasi nulla. Basta vedere gli striscioni che mi riservano allo stadio questi signori per capire cosa io pensi di loro e cosa loro di me».
In merito alla telefonata ai club in cui minacciava di raccontare l’accaduto, dice:
«allora ero davvero furibondo, e in un contesto di tensione qualche parola di troppo ci può stare. Ma erano, appunto, parole dettate dalla rabbia del momento».