Lo riporta The Sun. Dopo aver fatto i test, gli infermieri lasciano il campo e riprendono la loro vita quotidiana, che li espone alle infezioni, poi tornano per il prossimo round di test. La Premier fa sapere che non c’è bisogno di testarli
I giocatori e il personale di ogni club di Premier League sono testati a distanza ravvicinata, due volte a settimana, per cercare di contenere il virus e consentire alla stagione di ripartire.
Secondo quanto scrive il Sun, però, alcuni giocatori e membri degli staff avrebbero espresso riserve sul fatto che il personale medico che effettua loro i tamponi spesso non è stato a sua volta sottoposto a test per appurare un contagio da Covid-19.
Una fonte interna ad un club ha rivelato:
“Dopo aver fatto i test, gli infermieri lasciano il campo e riprendono la loro vita quotidiana, che li espone alle infezioni, poi tornano per il prossimo round di test. Alcuni giocatori hanno chiesto ai medici se sono testati e la risposta che hanno ottenuto è stata che “non hanno bisogno di farlo”. Questo non ha impedito ad alcuni giocatori di essere preoccupati. Quegli infermieri mentre tornano a casa possono fermarsi a fare benzina, andare in un supermercato, incontrare altre persone e ciò aumenta il fattore di rischio”.
La Premier League fa sapere che non è necessario testarli. Si tratta di infermieri specializzati, dotati di materiale sanitario. Il rischio contagio, da infermiere a calciatore, è praticamente inesistente.
Ciò non impedisce ad alcuni giocatori di essere in ansia di fronte alla prospettiva di prendere il virus, anche se è una possibilità da uno a un milione.