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Djokovic rifiuta il tampone, scoppia il caso sul suo torneo-focolaio

Le positività di Dimitrov e Coric dopo il torneo di Adria organizzato dal numero 1 serbo senza restrizioni. Tennisti e staff in isolamento, lui “scappa” a Belgrado. Kyrgios: “Un’esibizione da stupidi”

Djokovic rifiuta il tampone, scoppia il caso sul suo torneo-focolaio

Novak Djokovic “ha deciso di non essere testato sul posto, perché non sente alcun sintomo”. Il posto è Zara, seconda tappa del suo Adria Tour, un torneo-esibizione che rischia di trasformarsi in un clamoroso focolaio di coronavirus alla vigilia del ritorno in campo del grande tennis ufficiale. Il numero 1 del mondo è al centro di questa bufera: la positività al coronavirus di Grigor Dimitrov prima e di Borna Coric poi, che si erano sfidati pochi giorni fa è la scintilla che acceso il fuoco delle polemiche. Lui poi ha fatto ritorno a Belgrado rifiutandosi di sottoporsi al tampone.

Djokovic, che in piena pandemia aveva esplicitato le sue posizioni no-vax – tanto da arrivare a dire che un eventuale obbligo di vaccinazione ne avrebbe messo in pericolo la carriera – ha organizzato questo torneo senza restrizioni, durante il quale i giocatori si sono sistematicamente abbracciati, ballato in discoteca tra la folla (a stretto contatto, tra gli altri, con un giocatore di basket del Partizan Belgrado, Nikola Jankovic, risultato poi positivo a un test), e divertiti giocando a calcio e basket tra una partita e l’altra. Tra di loro dei top ten come Dominic Thiem, Alexander Zverev e Marin Cilic. Dimitrov e Djokovic sono stati anche ripresi tra la folla di bambini, in barba ad ogni precauzione di distanziamento sociale.

I comunicati di positività e scuse di Dimitrov e Coric sono stati commentati così da Nick Kyrgios:

“Andare avanti con l’esibizione è stata un’idea da idioti. Auguro una pronta guarigione ai miei amici, ma questo è quello che accade quando non si rispettano i protocolli. Non è uno scherzo”

La cancellazione della finale di domenica sera, che prevedeva Dimitrov in campo, era stata annunciata in campo dall’allenatore di Djokovic, Goran Ivanisevic, che subendo i fischi della folla aveva risposto: “Non so perché mi fischiate. Mica sono io quello positivo al Covid-19…”.

Djokovic, come se non bastasse il suo passato da “santone”, aveva aspramente criticato l’organizzazione dei prossimi US Open, a suo dire troppo rigida nelle misure restrittive per il contenimento del contagio da coronavirus. E aveva pubblicato un video di una sessione di allenamento in Spagna nella quale infrangeva tutti i protocolli.

Mentre lui se tornava con un volo privato a Belgrado, con il suo clan, tutti gli altri giocatori e il personale di supporto si sono sottoposti ai test presso l’hotel ufficiale dell’evento, a Zara. Molti altri tennisti, come il croato Marin Cilic, e allenatori sono stati messi in autoisolamento domiciliare su ordine delle autorità epidemiologiche. Oggi farà il tampone anche il primo ministro croato, Andrej Plenkovic, che sabato era a Zara per il torneo e aveva incontrato Djokovic.

Noah Rubin, l’americano diventato un portavoce non ufficiale dei giocatori meno famosi e ricchi, ha dichiarato: “Non va bene. E’ sconsiderato e deludente il fatto che pensassero che il tennis meritasse un rischio del genere”.

In Serbia il governo aveva dato il via libera agli eventi a porte aperte aperte, e senza limitazioni di pubblico, tanto che aveva suscitato scalpore lo stadio del Partizan completamente esaurito per il derby di Belgrado con la Stella Rossa. E ora proprio la Stella Rossa fa registrare cinque giocatori positivi al Covid 19.

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