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Il “digiuno intermittente”, l’ultima trovata del santone Djokovic

ABC racconta l’ultima trovata alimentare del “guru” serbo. Il numero uno del tennis mondiale è anche no-vax, crede nella telecinesi e si dice contrario “ideologicamente” alla chirurgia

Il “digiuno intermittente”, l’ultima trovata del santone Djokovic

Djokovic ha l’oro in bocca. E una via ormai segnata verso una carriera da santone. Il numero uno del tennis mondiale, celiaco e guru dell’alimentazione alternativa, no-vax e convinto sostenitore con la moglie Jelena della assurda teoria che collega la tecnologia 5G allo scoppio della pandemia di coronavirus, ora mangia otto ore al giorno, e non tocca cibo per le restanti sedici.

Si chiama “digiuno intermittente“, e per uno che ha minacciato di lasciare il circuito semmai lo dovessero obbligare a vaccinarsi, non è davvero niente di che. Però il serbo ci tiene a primeggiare anche nella gara alla sanità alimentare. Ne ha fatto anche un business, ha pubblicato un libro molto apprezzato per i cultori del genere.

Il giornale spagnolo ABC racconta come funziona questa nuova dieta a sprazzi. Ogni mattina, al risveglio beve un bicchiere di acqua calda con limone, e per colazione assume frullato di verdure e molta frutta. Il glutine è fuori dalla sua vita da anni, e la sua carriera ne ha ovviamente giovato: la celiachia non è una moda, è una malattia conclamata. Ma il resto? Djokovic è praticamente vegetariano eppure mangia il sushi, uno dei suoi piatti preferiti.

Gli esperti ovviamente sono discordi sull’utilizzo di questi regimi alimentari un po’ estremi, soprattutto negli sportivi professionisti. Guillermo Reglero, professore di Scienze alimentari presso l’Università Autonoma di Madrid e direttore di Imdea Food, dice che “il digiuno può essere buono per alcuni e fatale per altri. Ci sono organi che dipendono da una fornitura continua di energia, come il cervello o gli occhi“. A suo avviso, il futuro sta nella “nutrizione di precisione”, personalizzata, basata nei minimi dettagli sui bisogni del singolo atleta”.

È scettico anche il dottor Antonio Escribano, uno degli endocrini più riconosciuti nel panorama sportivo spagnolo: “Ad alcuni può fare bene, ma di certo non lo raccomanderei ad atleti ad alte prestazioni. Alcuni giocatori mi hanno detto che lo stavano provando, ma poi, arrivati ​​all’allenamento, hanno finito per avere le vertigini. Sottoporre l’organismo a una tale usura a lungo termine non è l’ideale”.

Una cosa però è certa: “Mi sembra irresponsabile che le persone senza conoscenza specifica e approfondita della questione facciano apostolato con cose così pericolose”.

D’altra parte Djokovic è così: ha abbracciato l’agonismo spirituale, ben oltre il limite della scienza fai da te. Un pezzo del Guardian di qualche mese fa che criticava le sue posizioni no-vax ricordava anche che nel 2017 era convinto che il suo gomito infortunato guarisse da solo, grazie alla medicina olistica. Non voleva operarsi, anzi lui si dice contrario “ideologicamente” alla chirurgia. Il suo rapporto con Andre Agassi, che all’epoca gli faceva da coach, finì anche per questo. Nel 2018, visto che il gomito – guarda un po’ – non guariva da solo, si operò. E quando si svegliò pianse per tre giorni: “Ogni volta che penso a quello che ho fatto, mi sento come se avessi fallito come persona”, disse al Telegraph. Cinque mesi dopo vinse Wimbledon.

Djokovic crede ancora che la telecinesi e la telepatia siano “doni di un ordine superiore”. E resterà negli annali una chat su Instagram con Andy Murray, quando dopo un’ora un tifoso chiede a entrambi ‘quali sono le prime tre cose che fate al mattino quando vi svegliate?’
Djokovic risponde così: “Faccio una preghiera di gratitudine, un paio di respiri lunghi e profondi, abbraccio mia moglie e corro verso i miei figli”.
Murray annuisce, e mantenendo un’espressione serissima la chiude così: “Bello! Io vado a pisciare”.

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