Una mamma: “Tra tre settimane nascerai, e un giorno ti racconterò di me e di te in quarantena”
La lettera a Repubblica: «Io e te, da sole, per settimane indescrivibilmente lunghe. Più di tutti ci manca papà, di cui sentivi le mani sulla pancia. C’è sempre, ma è un medico»

Repubblica pubblica oggi una bellissima lettera di Mariangela Brogna, 31enne di Perugia, medico e moglie di un medico di famiglia. Incinta e a meno di 3 settimane dalla data presunta del parto scrive alla sua bimba raccontandole ciò che le accade intorno, quanto tutto sia eccezionale e diverso rispetto a quando ha cominciato a crescere.
Tutte cose che Aurelia (il nome scelto per la bimba che nascerà) saprà quando sarà diventata abbastanza grande per capirle
Ti dovrò raccontare della quarantena, che abbiamo passato tra il letto e il divano io e te, da sole, per settimane indescrivibilmente lunghe, perché i tuoi nonni sono bloccati a Vibo Valentia, 800 chilometri, con la zia Kseniya, da millemila decreti e soprattutto dalla paura di rappresentare un pericolo per noi due, soprattutto nonno Lello, responsabile delle Malattie infettive in uno di quegli ospedali del Sud dove le carenze strutturali sono leggendarie
Ma più di tutti ci manca papà, di cui sentivi le mani calde e grandi appoggiate sulla pancia, che non senti più da un po’. Lui c’è sempre, ma è un medico in servizio anche lui, che per non rischiare di essere veicolo di infezione per noi due con grande amore e dedizione si è trasferito nell’altra ala della casa, da solo, e riusciamo a vederlo da un capo all’altro del terrazzo, con i guanti e la mascherina o attraverso lo schermo del cellulare.
“Aspettiamo che ritorni la luce, di sentire una voce, aspettiamo senza avere paura, domani”».