A Repubblica: «Vedo un accanimento nel voler finire la stagione. Mi ha colpito il Liverpool, bisogna rispettare i dipendenti. È un problema etico»
Repubblica intervista Marco Tardelli, candidato a guidare l’Associazione Italiana Calciatori (Aic). Si esprime sulle critiche ai giocatori che non accettano di rinunciare agli stipendi.
«Dire “gli stipendi non si toccano” non è costruttivo. Molti giocatori hanno già fatto delle rinunce, in Italia e all’estero, la delibera della Serie A per tagliare dalle 2 alle 4 mensilità è una delegittimazione del sindacato. Ma la discussione con i club doveva avere basi diverse: sarebbe stato utile arrivarci avendo già stanziato un fondo di assistenza, di mutuo soccorso. L’Aic dev’essere la prima a mettere dentro i propri soldi per dare una mano ai calciatori delle categorie inferiori».
Sull’Aic che avrebbe voluto rinunciare a una mensilità dei giocatori di Serie A in favore delle categorie
inferiori:
«Ma se chiedi, devi essere il primo a dare: si è sempre detto ma poi non si è fatto. Stavolta serviva dare l’esempio, magari con la partecipazione di Fifa, Uefa o il FifPro, il sindacato internazionale».
Su Lotito che sostiene che si possa tornare ad allenarsi:
«Lasciamo parlare la scienza: se non c’è totale sicurezza, non si torni in campo. Il calcio è gioco di contatto, azzerare i rischi è impossibile. Non sappiamo neanche se chi ha avuto il virus tornerà perfettamente sano».
Tardelli ne ha anche per la UEFA.
«Fa effetto sentire che Ceferin vorrebbe finire le coppe entro settembre. Come fai a fare un discorso così con oltre 500 morti al giorno? Vedo un accanimento nel voler finire la stagione: capisco i contratti da rispettare, dire chiudiamo tutto è difficile, ma se mandiamo in campo qualcuno rischiamo: accanirsi è pericoloso».
Sul Liverpool:
«Mi ha fatto effetto il Liverpool, che aveva chiesto la cassa integrazione per i propri dipendenti non sportivi. È un problema etico: bisogna rispettare i propri dipendenti che non guadagnano quanto un calciatore. Ed è molto offensivo delle necessità delle persone. Il calcio produce intrattenimento e macina soldi, almeno al vertice non può dipendere da denaro pubblico».