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Il Liverpool fa retromarcia: niente cassa integrazione dei dipendenti e chiede scusa ai tifosi

In una lettera ai tifosi che lo avevano criticato, il Ceo Moore ammette di “aver preso la decisione sbagliato”. Sarebbe mai successo in Italia?

Il Liverpool fa retromarcia: niente cassa integrazione dei dipendenti e chiede scusa ai tifosi

Il Liverpool fa retromarcia: non sospenderà il suo personale non sportivo (una sorta di cassa integrazione), come deciso in un primo momento, e si scusa con i tifosi che avevano aspramente criticato questa decisione in netto contrasto con la tradizione operaistica del club.

Sabato il club aveva annunciato che avrebbe presentato istanza di “congelamento” degli stipendi dei dipendenti permettendo loro di percepire un sussidio previsto dallo Stato. La decisione aveva scatenato le polemiche dei tifosi, e un enorme dibattito nel Regno Unito: il Liverpool “socialista” che penalizza i lavoratori ma non i giocatori miliardari? Il club è stato aspramente criticato dal Guardian.

Ora, con una decisione impensabile in Italia – per sostanza e modi – la società cambia idea. In una lettera ai tifosi, l’amministratore delegato Peter Moore scrive: “Abbiamo preso una decisione sbagliata, e ci dispiace davvero per questo”.

Moore ha anche scritto che, a seguito di “ampie consultazioni e deliberazioni interne, optiamo ora per la ricerca di mezzi alternativi”.

Moore in pratica ringrazia gli stessi tifosi, il gruppo Spirit of Shankly, che lo avevano accusato in una lettera nella quale si dicevano preoccupati per le conseguenze che la decisione potrebbe avere sull’immagine del club”.

“Le nostre intenzioni – scrive Moore – erano, e lo sono ancora, di garantire a tutta la forza lavoro la massima protezione possibile per la perdita di guadagni durante questo periodo senza precedenti. Pertanto, ci impegniamo a trovare modi alternativi di operare mentre non si giocano le partite di calcio”

“Per trasparenza dobbiamo anche essere chiari, nonostante fossimo in una posizione solida prima di questa crisi, i nostri ricavi sono nulli ma le uscite restano. E come in quasi tutti i settori della società, c’è una grande incertezza e preoccupazione per il nostro presente e futuro. Come ogni datore di lavoro responsabile interessato ai suoi lavoratori, il club continua a prepararsi per una serie di scenari diversi, in cui il calcio può tornare a funzionare come prima della pandemia. Questi scenari vanno dal migliore al peggiore. La verità è che molti di questi scenari comportano una forte flessione delle entrate, con perdite operative senza precedenti”.

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