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«In Svezia la vita è cambiata eccome. Ma ci fidiamo dei cittadini. Non ordiniamo, consigliamo»

La Stampa intervista il ministro degli Esteri della Svezia: «È da 400 anni che funziona così. Vi sembra praticabile tenere in quarantena un Paese per così tanto tempo?»

«In Svezia la vita è cambiata eccome. Ma ci fidiamo dei cittadini. Non ordiniamo, consigliamo»

Su La Stampa un’interessante intervista al ministro degli Esteri della Svezia, Ann Linde. Ieri l’ambasciata svedese in Italia ha pubblicato su Facebook un documento sulla situazione nel Paese, parlando di disinformazione da parte di alcuni quotidiani italiani. Taggando Repubblica e Corriere della Sera. Il ministro prova a spiegare in cosa consiste il modello svedese.

«Abbiamo gli stessi obiettivi di qualsiasi altro Paese al mondo: salvare vite e proteggere la salute pubblica. Lottiamo contro gli stessi problemi, e usiamo gli stessi strumenti per tentare di arginare e fermare il virus. Ovvero promuoviamo la distanza sociale, proteggiamo gli anziani e i gruppi a rischio, abbiamo rafforzato il sistema sanitario e aumentato il numero di test».

Non è vero, spiega, che la vita in Svezia non è cambiata dopo lo scoppio della pandemia.

«E’ una leggenda, la vita degli svedesi è cambiata eccome. Basta guardarsi attorno: la gran parte delle persone sta a casa, i viaggi si sono ridotti del 90%, i lavoratori che possono applicano lo smart working, molte aziende e negozi hanno deciso di chiudere. Chi esce rispetta la distanza sociale».

La differenza sta nel lockdown: in Svezia non è stato dichiarato ufficialmente. Non si è reso necessario. Si basa tutto sulla fiducia nei confronti dei cittadini.

«E’ proprio qui la grande differenza, quello che forse rende difficile comprendere la strategia svedese. Abbiamo una combinazione di “consigli” e norme vincolanti, come quelle che vietano le visite alle case di riposo e i raggruppamenti oltre le 50 persone. Ma il governo non costringe nessuno a stare a casa o mantenere le distanze, lo consiglia soltanto. E gli svedesi lo fanno».

Funziona così da 400 anni, continua.

«Le autorità si fidano degli svedesi e gli svedesi si fidano delle autorità. Qui sono gli scienziati che guidano le scelte della politica, non il contrario. È da 400 anni che in Svezia funziona così, e non è un caso che il tasso di corruzione sia tra i più bassi al mondo. Che ci chiamino pure ingenui, ma è la fiducia la base della nostra società. Le faccio un esempio: i vaccini in Svezia non sono obbligatori, ma il 97% dei bambini sono vaccinati».

Il ministro ammette che la paura di aver fatto una scelta sbagliata c’è, ma si interroga anche su quali siano le giuste strategie.

«Abbiamo paura, certo. In questa situazione ogni scelta può essere quella sbagliata. Ma siamo così sicuri che chiudere interi Paesi sia la scelta giusta? I nostri scienziati non ne sono certi, e il rischio di ondate di ritorno è alto. La Svezia sta cercando di scegliere la strada che abbia il minor impatto possibile sulla salute pubblica. Vietare alle persone di fare una passeggiata all’aria fresca, rispettando le distanze, può nuocere di più che chiuderle in casa per mesi? La nostra cerca di essere una strategia a lungo termine».

Perché, conclude, siamo proprio sicuri che si possa andare avanti con il lockdown per tanto tempo?

«Alcuni studi prevedono che ci libereremo completamente dal virus nel 2022. Vi sembra praticabile tenere in quarantena stretta un intero Paese per così tanto tempo? I Paesi che hanno deciso per il lockdown stanno studiando come uscirne, come iniziare la fase 2, noi no. Noi possiamo andare avanti così fino al 2022 se necessario».

 

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