Il presidente del Cagliari al CorSport: «Sky e Dazn? Non c’è alcun motivo contrattuale per chiedere uno sconto, a maggior ragione se il campionato dovesse concludersi»
Il Corriere dello Sport intervista il presidente del Cagliari, Tommaso Giulini. È a favore della ripresa del campionato. Lo meritano i tifosi, dice.
Racconta come ha fatto la Lega Serie A a compattarsi sulla decisione di votare per la ripresa del calcio.
«L’unità della Lega nasce dalla necessità di maggiore professionalità nella gestione del momento. È infatti inaccettabile la strumentalizzazione di due bozze di documenti tecnici allo scopo di definire le posizioni delle società rispetto alla ripresa. Serviva una posizione chiara».
Il Cagliari è favorevole alla ripresa, purché ci siano regole certe.
«Noi siamo favorevoli alla ripresa, ma a certe condizioni. Ritengo che non sia opportuno riprendere gli allenamenti, con protocolli complessi e onerosi come quelli finora ipotizzati, se non vengono chiarite determinate questioni. Diciamo quattro. Innanzitutto la certezza di riprendere il campionato con date, luoghi e modalità definite. E’ già un passo avanti aver individuato la data limite oltre la quale questo campionato non potrà scollinare cioè domenica 2 agosto».
Le date sono fondamentali «perché bisogna scrivere le regole del gioco prima che il gioco riprenda». E’ indispensabile averle prima.
«Non solo non è impossibile, ma è indispensabile. Semmai nuove circostanze impreviste potranno portare a successive modifiche sempre entro la data limite del 2 agosto. Oltre quella si dovrà cristallizzare la classifica».
La seconda questione riguarda i nuovi possibili casi di positività.
«Serve un regolamento chiaro e inappellabile in caso di eventuali contagi all’interno di una o più squadre. O peggio, in caso di nuovo lockdown. In circostanze simili il campionato andrebbe decretato concluso e la classifica cristallizzata a quel momento».
Sui casi di nuovi contagi si schiera dalla parte della Figc che prevede l’isolamento del giocatore positivo e due controlli a distanza di 5-7 giorni per la squadra. In contrasto con la Fmsi (medici sportivi) che invece segue la legge dello Stato, dunque tutta la squadra in quarantena e stop al campionato.
«Sono dalla parte della Figc, ma chiaramente se poi un organo di controllo indipendente dovesse accertare la positività per esempio di un terzo della rosa di una squadra, la stagione andrebbe chiusa lì. Altrimenti sarebbe impossibile garantirne una benché minima regolarità».
La terza condizione che pone Giulini riguarda prestiti e contratti.
«E’ indispensabile il prolungamento dei prestiti e dei contratti in scadenza il 30 giugno fino al nuovo termine della stagione».
L’ultima, invece, si riferisce agli stipendi.
«Ci vuole un accordo di rinuncia parziale alla retribuzione da parte di tutti i calciatori in rosa che per più di 2 mesi consecutivi non avranno fornito alcuna prestazione. Sono ancora troppo poche le squadre che hanno raggiunto un accordo. È falso dire che si pretende di far cadere solo sui calciatori il peso di questa crisi. La crisi cade in primis sulle società e sui dipendenti costretti alla riduzione degli stipendi o alla cassa integrazione. Anche i calciatori devono fare la loro parte e devono farla subito».
Nell’atteggiamento dell’Associazione Italiana Calciatori vede la volontà di guadagnare tempo.
«C’è una palese volontà di prendere tempo che si scontra sia con l’azzeramento dei ricavi da stadio, merchandising e franchising che i club hanno già subito sia con la parziale svalutazione del parco giocatori che accadrà anche in caso di conclusione del campionato».
Sullo sconto chiesto da Sky e Dazn,
«Non c’è alcun motivo contrattuale per chiedere uno sconto a maggior ragione se il campionato dovesse concludersi e tutte le giornate fossero disputate».