Al Giornale: «Io non accetterei che la Figc si mettesse a parlare di quel che deve fare il nuoto. Però le leggi sanitarie non le fa Gravina. Il Coni pensi ai suoi atleti»
«La verità è che molte norme di sicurezza e contenimento resteranno in piedi fino a che non ci sarà il vaccino. E questo potrebbe significare la morte dello sport in Italia».
Lo dichiara, al Giornale, Paolo Barelli, presidente della Federnuoto italiana ed europea. È fondamentale seguire la cautela degli esperti, ma occorre intervenire a livello economico con misure preventive piuttosto che con norme che limitino solo la frequenza dei luoghi. Altrimenti
«è chiaro che palestre, piscine e centri sportivi rischieranno a breve di chiudere».
Serve un intervento importante del Governo.
«Il ministro Spadafora si sta battendo per lo sport di base ma è ancora troppo poco, serve un intervento deciso del governo. Pensando in positivo, e cioè che fra qualche mese gli impianti possano riaprire, la verità è che per allora rischieremo di trovarli falliti. Bisogna poter accedere al credito sportivo però con tempistiche di restituzione diverse, 5 anni sono troppo poco; e, soprattutto, sono necessarie risorse a fondo perduto, un’iniezione economica come sta avvenendo in altri Paesi d’Europa».
In Italia lo sport grava sulle spalle delle associazioni sportive. In Europa è diverso.
«Qui lo sport poggia esclusivamente sulle spalle delle associazioni sportive e gli impianti, anche quelli pubblici, non sono gestiti dai Comuni perché non avrebbero i soldi per poterlo fare. Cosa che invece accade altrove in Europa. Ecco perché dico che se queste strutture dovessero fallire, con esse morirebbero l’attività motoria e lo sport, compreso quello agonistico…».
Barelli illustra uno scenario catastrofico: la scomparsa delle società sportive entro il 2026. Servirebbe almeno il doppio o il triplo dell’erogazione prevista al credito sportivo, di 100 milioni. E a fondo perduto.
Sullo scontro tra Coni e Serie A.
«Penso che il nostro sia un Paese di esagerazioni e di strumentalizzazioni. È evidente che il pallone stia in cima ai pensieri dei cittadini e trovo normale che se ne parli così tanto. Ma il calcio risolva dentro casa sua i propri problemi. Non credo sia opportuno entrare a gamba tesa come ha fatto il presidente del Coni Malagò, anche perché vorrei ricordare che molta confusione, al tempo, è stata creata pure da lui con un commissariamento della Federazione calcio molto improbabile. Io non accetterei che la Figc si mettesse a parlare di quel che deve fare il nuoto. Il calcio tornerà, così come gli altri sport, quando il governo darà il via prima agli allenamenti e poi alle partite. Gravina, come noi, auspica che ciò avvenga al più presto ma sa che le norme sanitarie non le fa lui… I meccanismi interni legati ai diritti tv o quando finire o non finire il campionato sono problema del calcio e non devono esserci interventi dall’esterno».
Malagò può parlare di sport ma la decisione sulla prosecuzione o meno di un campionato spetta alle federazioni.
«Non si può invocare l’autonomia solo quando ci pare… Piuttosto, parlando di federazioni, vorrei che il governo, Sport e Salute e magari anche il Coni s’interessassero a come possono andare avanti le Federazioni virtuose, che fin qui non sono gravate sulle casse altrui, ma che oggi per via dell’emergenza virus si ritrovano con il 20-30% in meno di entrate mentre devono preparare gli azzurri per le olimpiadi».
E continua:
«Mi spiego meglio: Federica Pellegrini è vero che vive di fianco a un centro federale, ma la Federazione nuoto è in grado a maggio, se si riprendono gli allenamenti, di riaprire solo per 3 o 4 atleti l’impianto di Verona che costa ogni giorno 5000 euro, senza che il pubblico pagante lo possa utilizzare? Per cui mi piacerebbe che il presidente del Coni, che ha direttamente delle responsabilità sulla preparazione olimpica, chiamasse le Federazioni che hanno atleti in aria olimpica e dicesse “scusate, ma come cacchio riprenderete gli allenamenti, come pensate di farcela…?”. Tanto più che gli atleti rivali, in alcuni Paesi, penso alla Svezia, hanno interrotto meno la preparazione mentre i nostri sono fermi da un paio di mesi; e per quanto lo resteranno ancora? Anche per questo abbiamo dato il via a un comitato scientifico con dentro virologi e professori igienisti per dare un supporto al governo nello stabilire nuovi protocolli per l’utilizzo degli impianti che siano congrui per i campioni e anche per gli utenti comuni».