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La Uefa impone il calcio (e quindi il contagio). Definirlo terrorismo suona eccessivo, allora cos’è?

L’Oms dichiara la pandemia e lancia l’allarme mondiale, gli Usa bloccano i voli con l’Europa, eppure il calcio se ne infischia e contribuisce alla diffusione del virus. Stasera si gioca

Stavolta il titolo è forte. Ma è arduo considerarlo forzato rispetto alla situazione. Una situazione che vede i vertici del calcio europei infischiarsene delle condizione di salute dei calciatori e quindi dei cittadini europei (i calciatori hanno una vita, famiglie, incontrano persone), e conferma le partite di Europa League in programma stasera e – al momento – non annulla quelle di Champions della settimana prossima. Aggiorna tutto a una videoconferenza martedì prossimo con i propri membri. E incredibilmente nessun governo si oppone alle partite in programma questa sera. Quindi la Uefa è più importante e più potente dei singoli governi, dei singoli eserciti, dello stato di salute dei cittadini dei Paesi in cui stasera si giocheranno le partite di Europa League. Si giocheranno a porte chiuse ma cambia poco come dimostra il post Psg-Borussia Dortmund.

Ci poniamo quindi la domanda: un’organizzazione che ostentatamente se ne infischia della salute dei cittadini, in presenza di una pandemia conclamata e vidimata, può essere considerata una organizzazione terroristica? Il termine è scioccante. Ma allora ci chiediamo: come definire questo comportamento che manifesta disprezzo verso lo stato di salute dei cittadini? Già ieri li abbaimo definiti irresponsabili, ma ieri l’Oms non si era ancora pronunciata. Oggi è diverso.

Facendo un breve passo indietro. Ieri l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha dichiarato la pandemia da virus covid-19 quello che noi in Italia definiamo semplicemente coronavirus. Non solo ma l’Oms si è definita allarmata per l’inazione dei governi, dei singoli Paesi che evidentemente stanno sottovalutando quel che sta avvenendo.

Nelle ultime ore è successo che la Nba si è fermata (un cestista è stato trovato positivo al covid-19), si sono fermati la Serie A e la Liga, il Real Madrid è in quarantena, la Juventus pure dopo la positività di Rugani, la McLaren non parteciperà al Gran Premio di Australia dopo che un componente del suo team è stato trovato positivo. Anche l’Eurolega di basket si è fermata, così come la Coppa del mondo di sci. Al momento in cui scriviamo, sembra che tre calciatori del Leicester presentano sintomi da Covid-19.

E stiamo parlando solo di sport. Gli ospedali del Nord Italia sono al collasso. Gli Stati Uniti hanno interrotto i voli con la stragrande maggioranza dei Paesi europei (tranne che con la Gran Bretagna). Le notizie si susseguono minuto dopo minuto. In Irlanda hanno chiuso le scuole. Negli Usa il Congresso ha chiuso al pubblico.

E che fanno i signori del calcio europeo? Ordinano di giocare. Infischiandosene. Possono farlo? Quale potere detengono? Possibile che il calcio sia più importante di un’emergenza sanitaria mondiale? Non capiamo se siamo noi a essere impazziti o se lo è il resto del mondo. Il termine è forte, ma giocare vuol dire esporre la popolazione a rischio quasi certo di contagio e quindi ci domandiamo: può essere considerato terrorismo? Suona eccessivo, esagerato. Allora come possiamo definire il comportamento di chi contribuisce volontariamente alla diffusione di un virus che sta mettendo in ginocchio la popolazione mondiale ed è stato dichiarato pandemia? Al tempo stesso, però, ci chiediamo: possibile che i governi non possano impedire una partita di calcio?

Un pianeta intero assoggettato al calcio. Non abbiamo parole.

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