Sul Corriere Torino il caso di Elva, paesino sperduto del Piemonte: «In montagna la gente segue le abitudini, non la legge. I proprietari di seconde case hanno fatto la quarantena»
Sul Corriere Torino la storia di un paesino di montagna del Piemonte, Elva. Isolato, a 50 chilometri da Cuneo, nella Val Maira. Trentadue cittadini in tutto. Un posto dove è difficile far rispettare le restrizioni imposte dal governo. Lo spiega il sindaco, Mario Fulcheri.
«Ho appena finito di litigare con i sindaci di pianura, che non riescono a capire cosa succede in montagna, quella con la M maiuscola».
Ad Elva la gente segue le sue abitudini, radicate, non le leggi.
«C’è chi dice che le mascherine fanno soffocare, e allora meglio morire con il coronavirus. L’unica è dirgli che non si preoccupino, che io porto loro tutto quello che vogliono».
E allora va lui a valle a fare la spesa a tutti. Con tutte le difficoltà del caso. Come reperire alcuni mangimi, granaglie e persino la farina che serve per fare il pane in casa, «che però deve essere di quel dato mulino». E i continui litigi con i sindaci “bambini”, come li chiama lui, quelli dei paesi a valle, che non capiscono che nel paese la vita è differente.
Ad Elva ci sono due mondi, racconta.
«Elva è diviso in due: la bella stagione, con i pascoli, i ristoranti, la Spa. E il meraviglioso inverno, dove esiste la montagna vera, come una volta. La stessa gente, le stesse abitudini. Persone cui cambia l’umore secondo le stagioni».
A valle queste cose non le capiscono.
«Mi viene detto di fare le multe. E chi ci riesce, che non abbiamo un dipendente? Il sottoscritto è sindaco, responsabile dell’ufficio tecnico, addetto alla manutenzione, messo comunale, vigile urbano, impiegato e ufficiale di pubblica sicurezza. Faccio le multe a una che è fuori a chiacchierare? E poi con il cavolo che mi aiuta a fare un lavoro per il Comune, gratis: c’è chi pulisce i sentieri per i turisti, chi controlla la chiesa, il cimitero. O e le 28 frazioni, se c’è un’emergenza».
L’unica soluzione è stata chiudere il paese a chi aveva seconde case.
«Qui l’unica soluzione è non far salire nessuno. I proprietari di seconde case che erano arrivati, se non facevano la quarantena, muravo la porta. Adesso, l’hanno finita tutti e da 15 giorni non sale più nessuno».