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Quella lacrima sul viso di Antonio Conte

Fa del provincialismo il suo punto fermo e accusa il Napoli di essere provinciale. Il catenaccio ha battuto un catenacciaro fumoso e aggressivo.

Quella lacrima sul viso di Antonio Conte
(foto Hermann)

Conte che fa del provincialismo il suo punto fermo accusa il Napoli di essere provinciale. Ricorda che gli azzurri hanno la seconda rosa più forte dopo la Juventus, e si lamenta non si sa di cosa visto che si è fatto comprare anche il magazziniere. (Sulla rosa sono d’accordo visto che lo affermo da ottobre).

Fino a quando riuscirà a nascondere le sue responsabilità e la stampa smetterà di incensarlo? Considerando che, tranne la mischia davanti ad Ospina, l’unico pericolo è stato per un tifoso del quarto anello per il tiraccio di Eriksen.

C’è un motivo se in Europa è uscito malamente dato che rinuncia volutamente alla qualità in mezzo al campo e non è capace di leggere uno spazio per far ricevere palla a Brozovic marcato (come spesso accade per un regista) dalla punta avversaria.

Ha perso la partita perché la sua squadra non ha un’idea costruttiva, ma solo distruttiva così come l’ha avuta il Napoli di Gatttuso attento e compatto dietro la linea della palla ha costretto i nerazzurri a creare gioco con i difensori, con Bastoni e De Vrj a sostituire i piedi poco raffinati di Barella e l’evanescente Sensi. Il catenaccio ha battuto un catenacciaro fumoso e aggressivo. Un Napoli non inedito dato che anche con Ancelotti aveva fermato con la stessa idea il Liverpool due volte, tenendo come uomo simbolo della strategia Josè Callejon e trovando ieri in Elmas la fame del terribile. Insomma il Napoli può permettersi il non gioco poiché ha qualità, tanta qualità che l’Inter con tutto il mercato faraonico non può permettersi, o la delega in panchina.

Non dite che abbiamo messo il pullman davanti alla porta, abbiamo messo la funicolare poiché dal basso risalivamo fino al panoramico sette di Padelli.

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