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Il terzo mandato a de Magistris: il sindaco Lucignolo perfetto per la Napoli dei balocchi

Pioggia, vento o coronavirus che non c’è: con lui i bambini non vanno mai a scuola. Accontenti anche i grandi: due giorni al mese di divieto di lavoro

Il terzo mandato a de Magistris: il sindaco Lucignolo perfetto per la Napoli dei balocchi

I virus non se li porta via il vento. Per cui, visto che l’allerta meteo va a folate, e non ci si può fare affidamento, le scuole chiuderanno per disinfestazione preventiva. E’ un concetto bellissimo: il coronavirus non c’è, in Campania, ma se arriva gli facciamo trovare casa pulita, che il napoletano sa campare. Luigi de Magistris è il sindaco dei bambini, se votassero otterrebbe un plebiscito, sarebbe rieletto per acclamazione. A tenere il conto dei giorni di assenza giustificata si fa ormai la parte del secchione sfigato: con questa settimana saranno dieci. Noi che a scuola da piccoli ci mandavano pure col fortunale, sappiamo fare persino la media: fa… troppi. Ma non si può dire, altrimenti si va in minoranza.

Perché de Magistris è il sindaco della Napoli che s’è bevuta tutto, adolescenziale nell’anima. Diseducativo per mandato elettorale, ormai: insegna ai bambini che la scuola dell’obbligo non è obbligatoria, che la brezza sostituisce la matematica con la Playstation. Di più: solletica la nostra voglia – socialmente inaccettabile, ma chissà per quanto – di non lavorare. Gli adulti che possono votarlo, non lo votano per invidia o per ripicca. Titilla la base elettorale sbagliata, de Magistris. Avesse la delega alla chiusura degli uffici, avrebbe già una corona in testa e passerebbe tra la folla su una Giggino-mobile slogandosi il polso nel saluto reale alla plebe fancazzista.

Dovrebbero dargli un terzo o un quarto mandato in deroga, avrebbe il programma elettorale già scritto. Punto 1: due giorni al mese work-free, liberi tutti. Al mare, via. Ne farebbe un comandamento tipo “non rubare”, un principio rivoluzionario, se la misura coatta non implicasse un controllo che presuppone gente che lavora. E non si fa, quindi varrebbe l’autodeterminazione del popolo. Ci fidiamo: in quarantena forzata i crumiri.

de Magistris chiude le scuole “di ogni ordine e grado” usando fintanto che può uno dei bollini colorati della Protezione Civile, poi s’aggancia alla cronaca nazional-popolare: l’impazzimento di un Paese per l’epidemia di Covid-19. Una leva ovvia: sanifichiamo, igienizziamo. Da cosa? Poveri vecchi batteri, che ci vanno per mezzo per quello straniero d’un coronavirus che viene a fare in Italia il lavoro che i vibrioni nostrani non vogliono più fare. Nel frattempo il Presidente della Regione De Luca s’affanna a chiarire che in Campania il virus non c’è, e che le scuole devono restare aperte. Ma de Magistris ha una città-stato da guidare, e vuole – parole sue – innalzare il livello della serenità. Per cui, appunto, non si va a scuola. Ovazione.

Il sindaco dei bambini è il primo cittadino di una città de-responsabilizzata, con la scusa della presa di responsabilità morale. Dove lo scarico preventivo della colpa regola il non-governo. E’ lo sport nazionale di questo pavido periodo storico in cui meno si fa meno si sbaglia, che se ne frega del morituro senso del ridicolo e affoga tutto in un catenaccio burocratico costante. Un sistema che si regge sulle competenze di sponda, quelle che al gioco del rinfaccio fanno sempre somma zero, su una partita di piccolo cabotaggio che spesso val bene un processo in meno.

Basta appuntarsi sulla faccia seria uno sguardo un po’ sofferente, che passi la difficoltà della decisione: non facciamo mica le cose a caso. Lo dicono sempre “gli esperti”. Così questa teoria infinita di ordinanze a rischio-zero diventa spendibile anche tra gli adulti. Le norme attuali non lo consentono, ma un de Magistris-ter avrebbe un consenso blindato, quello di una generazione di genitori che riesuma il “filone” romantico dai ricordi dell’infanzia, quando le scuole erano aperte ad oltranza o quasi, e non andarci profumava ancora d’avventura. Il Programma Lucignolo è il vero sogno di questa città dei balocchi. Ce lo meritiamo.

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