Nel reportage della BBC, il ricordo della madre e di una famiglia distrutta. I due club aspettano il verdetto del Tas per il pagamento del cartellino, bloccato “causa morte”
Un anno fa, esattamente il 21 gennaio 2019, Emiliano Sala sparì nelle acque della Manica. Il relitto del piccolo Piper mono-motore che lo portava da Nantes a Cardiff, dove era atteso per esordire in Premier League, fu ritrovato il 4 febbraio a 68 metri di profondità. Il 7 febbraio venne recuperato l’unico copro presente all’interno della carlinga: il calciatore argentino di origini italiane, 28 anni, che nel 2017 era l’attaccante argentino più prolifico al mondo dietro solo a Messi. E che Roberto Mancini aveva messo in lista per una eventuale convocazione da oriundo in Nazionale.
Un anno dopo, Nantes e Cardiff sono ancora impelagati in una triste battaglia burocratica per la cessione del giocatore: i francesi, che l’avevano ceduto per 18 milioni di euro, pretendono il pagamento nonostante la sua morte; i gallesi non vogliono pagare, proprio a causa della sua scomparsa. La Fifa aveva inizialmente dato ragione al Nantes, stabilendo che il Cardiff avrebbe dovuto versare la prima rata da 6 milioni di euro. Ma la decisione è stata impugnata davanti al Tas, e l’arbitrato verrà discusso in primavera.
E’ passato un anno, e “non ho mai trovato pace”, dice la madre del calciatore in un lungo reportage di Martin Mazur per la BBC. “Sto ancora combattendo. In pratica sono morta ancora in vita. E’ stato un anno terribile. Lo amavo così tanto, glielo vorrei dire ogni giorno. Da quella telefonata alle 6 del mattina… sembra ieri, e invece è passato un anno. Il dolore è intatto e non andrà mai via”.
L’inchiesta sull’incidente dell’Air Accidents Investigation Branch si è chiusa, dopo varie polemiche, grazie all’autopsia sul corpo del giocatore che stabilì che Emiliano Sala aveva inalato altissimi livelli di monossido di carbonio prima di morire. E che quasi sicuramente il monossido di carbonio si era infiltrato nel sistema di ventilazione della cabina portando il pilota e il suo passeggero a perdere i sensi durante la trasvolata.
Resta agli atti il messaggio che Sala inviò su WhatsApp pochi minuti prima di schiantarsi: “Qui cade tutto a pezzi, ho paura”. La stessa BBC svelò in un’inchiesta che il pilota, Dave Ibbotson – di cui non si è mai più ritrovato il cadavere – non era abilitato a volare di notte perché daltonico, e che non aveva nemmeno completato l’addestramento, né era in possesso della licenza per trasportare passeggeri a pagamento in Europa. Nel frattempo due persone, Sherry Bray e Cristopher Ashford sono state state condannate per aver diffuso su internet le foto dell’autopsia.
Il padre, Horacio Sala, è morto qualche mese fa di infarto, e in un’altra intervista alla BBC aveva accusato il Cardiff di averlo messo su un aereo poco sicuro “per risparmiare”.