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Il Collana riapre tra la gente incredula: “Abbiamo una pista!”. E la Giano spegne le polemiche

Col taglio del nastro, tra mille polemiche e una partita politico-giudiziaria ancora in corso, l’impianto del Vomero riapre i battenti. I passanti: “Ma è vero?”

Il Collana riapre tra la gente incredula: “Abbiamo una pista!”. E la Giano spegne le polemiche

Open. Il taglio del nastro è un rito scontato, ma un passo più in là c’è una ragazzina che mette piede sulla pista di atletica. “E’ morbida… ma ti rendi conto? Abbiamo una pista!”. Ecco, così ha ri-aperto lo Stadio Collana. 1060 giorni dopo. Alla faccia della scaramanzia, il 17 alle 17. A otto anni dal centenario a cui ormai i più cinici puntavano per rivedere i cancelli di via Ribera illuminati. Con la calce bianca ancora appesa ai muri, le docce negli spogliatoi freschi di ritinteggio, una reception rosso fosforescente all’entrata, le hostess e i tornelli. E la gente, quella che passa e si ferma e che non ci crede, e che chiede “ma è vero?”.

stadio collana

E’ la festa della Giano, la società di costruzioni che s’è votata allo sport per cavalcare la burocrazia che teneva tutto a marcire da tre anni. Studiata proprio così, col copione scritto nei sentimenti e poche sbavature. Fuori per quanto è possibile le polemiche politiche, le minacce di sigilli dell’antiabusivisimo, le proteste del Comune e delle 23 associazioni che animavano l’impianto vecchia gestione. Dentro gli eredi di Arturo Collana, e i ragazzini delle due associazioni che riprenderanno le attività nelle tre palestre al chiuso: la ginnastica e le arti marziali.

E poi, spiaggiata nel cuore di uno scheletro malridotto, la pista. La pista “rossa e morbida”, quella rifatta per le Universiadi e poi messa in freezer in attesa del giorno. Il giorno è arrivato, prima di Natale, ed è tutta una auto-celebrazione strappata ai labirinti giudiziari.

stadio collana

Parla il Professor Gennaro Ferrara, ex rettore dell’Università Parthenope e ora amministratore delegato della società “a gratis”. Ed è il primo che mette un punto:

“La Giano è una società sportiva dilettantistica, non a scopo di lucro. Se riesce ad avere utili, questi poi li deve reinvestire in attività sportive. Io svolgo la mia attività a titolo gratuito. Siamo una società apolitica e apartitica. Quando si parla si soldi nessuno parla del costo di manutenzione e riparazione di un impianto in degrado come questo. Un costo implicito. Per mantenere in vita lo Stadio Collana occorre il nostro impegno, a tenerlo così come lo vedete oggi”.

Il secondo punto ce lo mette Paolo Pagliara, il titolare della “ditta”, il costruttore, quello che tutti ringraziano e che quasi non vuol parlare:

“Abbiamo rispettato gli impegni con la Regione Campania. Il prossimo step prevede interventi su Piazza Quattro Giornate. Faremo tante palestre, non megastore come ha scritto qualcuno”.

Scocca una sola frecciata, diretta all’olimpionico della scherma Sandro Cuomo, ora rappresentante del comitato delle associazioni rimaste fuori dal nuovo corso al termine di una assurda guerra di carte bollate:

“Chiedo agli sportivi di essere leali come dovrebbero essere, di abbassare i toni, e di pensare da sportivi”.

Il terzo punto, ancora, lo segna Ferrara:

“Adesso lavoreranno con noi le due associazioni sportive che ce l’hanno chiesto. Non abbiamo avuto altre richieste, in nessun momento. Perché si è preferito prendere altre strade…”.

Tre punti e basta. La conferenza stampa diventa presto una processione d’intenti, di quel sarà, di quel che sarebbe potuto essere anche in questi tre anni letteralmente buttati. La Giano si occuperà in proprio dell’atletica leggera, affidata alla consulenza di Maurizio Marino, un’istituzione dell’atletica vomerese, che prefigura un futuro prossimo quasi incredibile viste le premesse:

“Questo stadio sarà aperto tutti i giorni, con orario esteso, come in italia, come in Europa. Potremo finalmente usare la pista inaugurata per le Universiadi. Una pista, lo dico da un punto di vista tecnico, che per caratteristiche è a livello di quella dello stadio Olimpico di Roma, dove fanno il Golden Gala. La promessa che ho strappato alla Giano è che quando tutto sarà sistemato organizzeremo un grande incontro di atletica leggera, come l’ultimo con Pietro Mennea”.

Al bar – sì, c’è anche un bar – nel frattempo è arrivato Fabio Cannavaro. Che se ne sta ritratto su un tabellone illuminato all’esterno dell’impianto con la coppa del Mondo al cielo, e ora brinda senza dire una parola che sia una: “Sono qui solo per salutare un amico”. Paolo Pagliara, l’amico, ringrazia, alza il calice e brinda.

fabio Cannavaro

Il tour della ricostruzione va avanti, tutti fotografano tutto. Come a volersi portare a casa un pezzo di questo racconto. Come se avessero paura che resterà solo una festa veloce, e poi chiuderà di nuovo i battenti. Come fa sempre il Collana, nel ricordo recente del Vomero: prima o poi chiude.

Fuori, i passanti – un fiume ininterrotto – son lì a chiedersi se “davvero riapre”, e non c’è verso di bucare quell’armatura del cuore: “Ah vabbé, riapre a gennaio? C’è tempo, fino a gennaio…”. Ecco come s’è ridotta la Napoli delle privazioni: è diventata di ghiaccio perenne, disillusa da un’educazione siberiana di malfunzionamenti e servizi negati.

C’è un sito internet già attivo dove si raccolgono le pre-iscrizioni, i corsi cominciano a gennaio. “Lasciamo che il porcello ingrassi, prima”, dice Pagliara. La festa, dicono loro, è appena cominciata.

 

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