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“Mi ha detto mio cugino…”: la lunga notte dell’ammutinamento raccontata dai vocali su Whatsapp

Il vicino di ombrellone di Mino Raiola, uno degli NCC che accompagnano giocatori e familiari, il commercialista che lavora con Lello Carlino. Il racconto underground spopola in chat

“Mi ha detto mio cugino…”: la lunga notte dell’ammutinamento raccontata dai vocali su Whatsapp

Più tace il Napoli, più parla Napoli. Mentre tutti aspettano una verità ufficiale, la città trasmette quasi in diretta “La lunga notte dell’ammutinamento”: gli inciuci, il coro di voci sussurrate, un puzzle di frammenti audio moltiplicati dalle chat su Whatsapp. Una radio in collegamento da una dimensione parallela, in cui ognuno possiede un piccolo pezzo di racconto e lo dispensa aspettando che qualcun altro gli dia credito, senza che nessuno tiri mai le fila, e spieghi alla fine davvero cosa è successo dopo Napoli-Salisburgo in quello spogliatoio del San Paolo. Perché nessuno lo sa, ma lo sanno tutti.

Il vicino di ombrellone di Mino Raiola. L’amico di Genny in contatto con Francesco Montervino che a sua volta parla col fratello di Insigne, Roberto. Il cognato di Grava. L’amica che raccoglie le confessioni del commercialista che lavora con Lello Carlino del Napoli femminile. Gli autisti dei giocatori. Per tacere di quello che a Fratta conosce gli altarini sessuali di tutti. Una disordinata cronaca dal basso ha registrato la storia mentre quella ufficiale si ostina a restare zitta, barricata dietro i cancelli di Castelvolturno. In attesa che la società prendesse la parola, la città aveva già scritto un romanzo che aspettava solo di essere editato. Con la fragranza della trasposizione orale, perché a digitare su una tastiera sono bravi tutti, ma la voce è un’altra cosa: acquista dignità nella recitazione, regge pure se è una bugia. Li chiamano fake, ma vai a sapere.

Perché ci sono particolari che ritornano sempre. Alla fine se unisci puntini vien fuori un disegno quasi credibile. Andiamo con ordine, dunque.

Siamo nelle viscere del San Paolo, la partita non è ancora finita. Edo De Laurentiis va nello spogliatoio, e scrive sulla lavagna “siete una chiavica”. L’ha detto ad un suo amico Lello Carlino, del Napoli femminile, che poi l’ha riferito ad una “cara amica” autrice del “vocale”. De Laurentiis junior aspetta la squadra “con le braccia conserte”. Quando i giocatori rientrano un magazziniere si affretta a cancellare la scritta. Ma il danno ormai è fatto. E il vicepresidente rincara: “Mo avete rotto er cazzo!” (la voce narrante prende l’accento romano con una certa proprietà, ndr), “dovevate vincere, ora salite sul pullman e tornate in ritiro”. Allan scatta e gli rifila un ceffone. Intervengono Insigne, Llorente e Milik per separarli. Il capitano prende posizione e comunica che andranno a casa: “Ci vediamo a Castelvolturno, con te non parliamo”.

Qui si innesta il sequel di uno degli NCC che la sera accompagnano i giocatori e i loro familiari a casa dopo la partita. La “talpa” racconta che, visto il preventivato ritorno in pullman a Castelvolturno della squadra, l’organizzazione ha previsto poche auto, “giusto per qualche amico e familiare”. All’improvviso arrivano Insigne e Callejon: “Preparate le macchine perché noi andiamo a casa!”. Nel mentre si cerca di recuperare altre vetture, interviene Edo De Laurentiis: “Non vi permettete di portare i giocatori a casa”. Ne nasce un parapiglia, perché gli autisti non lavorano per la società ma per i singoli giocatori e lo fanno presente al vicepresidente, che però insiste e minaccia di togliergli i permessi di accesso al San Paolo. “Succede un macello. Chi si’ ttu, chi song’ io…”, ma il giudizio di merito del narratore è impietoso: “Hanno fatto una pagliacciata comandati da Insigne, se il Presidente ti dice che devi andare in ritiro ci devi andare”.

“E’ partito dalla vecchia guardia, da Insigne, Callejon…”, sono loro che hanno organizzato la rivolta, anche per il fantomatico “cognato di Grava”. Lo schiaffo e i protagonisti. Le versioni convergono tutte. Ma gli audio approfondiscono anche le ragioni dell’ammutinamento, in un’analisi che va ben oltre l’efficace riassunto del delatore: “Frate’, sann’ rutt’ ‘e giarretelle!”.

Il vicino di ombrellone di Mino Raiola conferma infatti che lo spogliatoio è una polveriera, e Ancelotti ha perso le redini. Insigne fu messo fuori squadra a Genk dai compagni – racconta – perché “ormai gioca solo per se stesso”. “Callejon dopo le dichiarazioni di De Laurentiis che gli diede del marchettaro è andato dal presidente con degli scontrini di un centro massaggi usato dal figlio, e in ogni caso lui e Mertens andranno in Cina già a gennaio”. “Manolas è stato fatto fuori dalla partita col Salisburgo dopo aver detto che si difende in 11”. “Llorente e Lozano sarebbero addirittura venuti alle mani la settimana scorsa”. “Ancelotti è stanco di fare da cuscinetto tra squadra e società”.

Ma non basta. Il telefono senza fili può arrivare a veri capolavori di storytelling. Il vero problema, riportato a Genny da uno che conosce Francesco Montervino, il quale a sua volta parla con il fratello di Insigne, è che la squadra è contro Davide Ancelotti e “il preparatore atletico biondino, che è un po’ presuntuosetto”. I giocatori lo hanno fatto presente ad Ancelotti, “il quale però non può esautorare il figlio ovviamente”, e “questa cosa si è già ripetuta a Monaco. I giocatori pensano che alcune idee strane di Ancelotti vengano dal figlio”. La fonte ci tiene a dare un suo parere sulla vicenda: “Questo fatto del nepotismo… il figlio… o’ cainat’… ti mette sempre in una condizione psicologica svantaggiata nei confronti dell’interlocutore, eh…”.

Ma comunque: “L’accordo era che se il Napoli avesse vinto, la società avrebbe annullato il ritiro. Non hanno vinto e De Laurentiis ha confermato il ritiro. I giocatori, riuniti negli spogliatoi, hanno comunicato a Giuntoli la loro intenzione di tornare a casa”. La fronda è capeggiata “dai senatori: Allan, Insigne, Mertens e Callejon”. Ma Ancelotti non è d’accordo con questa presa di posizione, pur essendosi detto contrario al ritiro, e si attiene a quel che comanda il presidente.

Il racconto qui, rispetto, a quello dei “colleghi” insider prende un binario temporale diverso, ma con gli stessi cruenti particolari: “Oggi sono andati a Castelvolturno, e alla riunione non c’era Ancelotti, ma c’erano Giuntoli ed Edo De Laurentiis. E Allan e il vicepresidente sono venuti alle mani”. Questo ammutinamento – la “notizia mi viene data ora per certa” – arriva proprio “nei confronti di Ancelotti, per tutta una serie di motivazioni tattiche, perché non si allenano bene, e altro”. L’analisi è definitiva: “C’è una società spezzata in tre blocchi: squadra, allenatore e società. C’è un conflitto di colpe da parte di tutti”.

Nel frattempo il sito ufficiale del Napoli è fermo ad un laconico comunicato burocratico. Mentre il rumore di fondo della città alimenta mostri e leggende che rimbalzano sugli smartphone. È l’intrattenimento popolare ai tempi del tifo su Whatsapp. L’ammutinamento supera persino la scuola chiusa per allerta meteo sui gruppi delle mamme: chat in fiamme, in attesa che l’amico del “fratocugino” dell’aiuto barbiere di Insigne ci dica cosa è avvenuto davvero martedì notte.

 

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