Ci hanno derubati, sono d’accordo. Però dobbiamo imparare a gestire gli imprevisti (che poi imprevisti non sono). Le ingiustizie continueranno
Ci hanno rubato. Sono d’accordo. E non ne voglio neppure parlare perché mi fa male.
Vorrei invece affrontare un altro tema che forse mi aiuta a smaltire le tossine della delusione.
Ogni volta che prendiamo una decisione – persino che cosa mangiare a pranzo – creiamo tensione mentale. Figuriamoci quando quella decisione dobbiamo prenderla in pochi decimi di secondi.
Inoltre la nostra energia decisionale è limitata: stanchezza e stress possono impedirci di fare la scelta giusta. Una delle attività che assorbe maggiormente la nostra energia decisionale è la gestione degli imprevisti che, proprio perché tali, non possono essere pianificati.
Ma sono tutti veri imprevisti o qualcosa era prevedibile?
Gli imprevisti con un’alta percentuale di prevedibilità, perché già verificatisi nel passato, non sono imprevisti. I rischi vanno calcolati e valutati e mercoledì (ma anche in tante altre circostanze che non voglio neppure menzionare) il Napoli ha dimostrato di non saper gestire mentalmente delle situazioni spiacevoli che non devono più essere considerate come “impreviste”.
Le sviste arbitrali (comprese quelle del VAR), indipendentemente dalla malafede, ci sono e vanno gestite. E non sono “imprevisti” perché, purtroppo per noi, si verificano spesso. Non tutti gli imprevisti sono in realtà tali.
Questi “ladri” di energie psico-fisiche non devono essere subiti passivamente ma occorre gestirli con adeguati “antifurti”
E allora vogliamo anche ammettere che i nostri calciatori hanno una limitata reattività psicologica (e lo hanno dimostrato in più di una circostanza) di fronte a queste situazioni di stress da “ingiustizia subita”?
Perché spesso, anche noi tutti che apparteniamo al “circo” che segue e commenta le vicende della nostra squadra, si utilizzano gli imprevisti (che, ripeto, non sono più imprevisti) come alibi per autoassolverci dal mancato raggiungimento di alcuni obiettivi.
Arrivo al punto: ci stiamo concentrando sulla questione arbitrale (che fa tanta rabbia anche a me) e nessuno si sofferma sulla debolezza mentale e psicologica di un gruppo di atleti che avrebbe dovuto reagire in un modo diverso, come fanno “quelli” che, nonostante gli aiuti arbitrali, nel momento in cui, raramente, subiscono “qualche imprevisto”, la prima cosa a cui pensano (e sono allenati a pensare) è: “per il momento scaravento il pallone in tribuna oppure faccio un fallo tattico oppure punto un giocatore dell’Atalanta e lo spedisco direttamente tra le braccia di Ugolini (bordocampista Sky) , fermo l’azione, reclamo vivacemente con l’arbitro e… non prendo un gol in contropiede!”
Koulibaly potrà essere sicuramente un “pallone d’oro” ma a Piazza Garibaldi gli rifilerebbero sicuramente il “pacco”.
E non neghiamoci le evidenze. È una subcultura che continueremo a pagare.