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De Laurentiis non butti il bambino con l’acqua sporca

L’errore commesso – con Ancelotti – è stato non capire che era finito un ciclo. Ora è di fronte alla prima vera crisi della sua gestione. Sono certo che tirerà dal cilindro il comportamento migliore

De Laurentiis non butti il bambino con l’acqua sporca

So bene che del senno di poi sono piene le fosse. Però mi sono convinto che De Laurentiis e Ancelotti hanno una sola ma precisa responsabilità nella situazione attuale del Napoli (forse più il presidente che il tecnico ). Non aver smantellato l’anno scorso la squadra di Benitez, ben utilizzata da Sarri. Aprendo un nuovo ciclo. La compagine aveva dato il massimo tre anni fa. Uscendo dal mancato successo in campionato logora mentalmente. E forse forse un uomo furbo e attento ai suoi interessi come Sarri si è fatto guidare, anche se non solo, da questa constatazione nel fare le sue scelte.

Insomma come accade da sempre nel calcio si era chiuso un ciclo. Un bel ciclo purtroppo privo di risultati ma per alcuni aspetti glorioso. Si sa che quello che resta in questi casi nei calciatori è un senso di frustrazione. Di rassegnazione. E che dopo il patto per lo scudetto mancato può accadere che i contraccolpi siano micidiali. È accaduto alla grande Inter. Al grande Milan. Anche alla Juve, più raramente.

E poi gli anni passano. I giocatori invecchiano. Si appannano e si diradano i lampi del talento. Tutta la gratitudine del mondo. Ma certi divorzi sono salutari. Vengono a galla caratterialità. Inimicizie di spogliatoio. In questo brodo di cultura si nutrono magari anche le “mele marce” di cui ha parlato con cruda chiarezza Arrigo Sacchi. (Poi magari qualcuno dirà anche di lui che è bollito, pur essendo classificato al terzo posto tra gli allenatori di tutti i tempi.) Ma quello che è stato è stato.

E adesso il pallino è nelle mani del presidente. Di fronte alla prima vera crisi della sua gestione. Certamente ha il problema di affermare il principio che in una azienda si rispettano le regole. E le decisioni del vertice si possono certamente contestare ma senza scadere nella arroganza di chi si sente al di sopra di tutto e di tutti.

Detto questo non si può buttare l’acqua sporca con il bambino dentro. Ed alla fine della stagione bisogna pur arrivare. Riducendo i danni. O meglio evitando di distruggere lo splendido lavoro di anni.

Evitando, per esempio, di dover svendere i calciatori. Di rinunciare ad un possibile buon cammino in Champions. Di rinunciare a tentare, impresa non impossibile, di terminare il campionato nei primi quattro posti.

Ma sono sicuro che il presidente tirerà fuori dal cappello a cilindro dei possibili comportamenti quello giusto.

So anche bene che nel calcio vige un comportamento primordiale. Quasi tribale. Di fronte alle difficoltà e non potendo cambiare i giocatori, si cambia il tecnico. A prescindere dal suo valore. (Sempre Sacchi nella intervista citata ha detto che è allucinante discutere Ancelotti.) Ritengo ragionevole continuare con Ancelotti fino a giugno. Nessuno meglio di lui conosce la genesi dello statu quo. E può quindi tirarci fuori dalla situazione da incubo in cui ci troviamo. Lasciarsi governare da rabbia , delusione e risentimento è il modo peggiore per fare il bene della squadra azzurra. Io nonostante tutto ho ancora la speranza che il Napoli possa riprendersi e salvare la stagione.
Magari facendo il grande colpo a Liverpool…
Forse perché, come diceva Giorgio Scerbanenco, anche la speranza  è un vizio che nessuno riesce mai a togliersi completamente.

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