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Cercasi Astolfo che vada sulla luna per De Laurentiis

Il presidente abbandoni le barricate. Non è l’esito della vertenza a stabilire il futuro del Napoli. Non possiamo credere che non abbia un piano

Cercasi Astolfo che vada sulla luna per De Laurentiis

Il giorno dopo, non possono non tornare prepotentemente in testa le mele marce di Arrigo Sacchi. Tornano eccome. Abbiamo guardato tutta Milan-Napoli pensando alle mele marce. E quando hai un’idea in testa, trovi mille conferme. Su tutte, ovviamente, la seconda esultanza consecutiva in solitario del Chucky Lozano che nel frattempo continua a migliorare e segnare. Ma anche qualche tiepido saluto al momento del gol. Così come, a riguardarlo più e più volte, non si capisce come Insigne volesse segnare tirando basso sul primo palo quando si è presentato da solo davanti a Donnarumma.

Ma non possiamo dare spazio agli istinti da tifoso complottista. Il Napoli ieri sera ha certamente giocato meglio rispetto al Genoa ma ci sono alcuni nodi che vanno affrontati. Almeno a livello di ragionamento. Aurelio De Laurentiis è deciso a proseguire fino in fondo per rivalersi sui calciatori per l’ammutinamento: stipendi bloccati in attesa delle multe, lettere che verranno recapitate domani a due giorni da Liverpool-Napoli. De Laurentiis ce l’ha con la squadra, in modo particolare con alcuni calciatori. Su tutti, il trio d’attacco. Ieri sera, Allan e Koulibaly un segnale di vita l’hanno dato. Per certi versi anche Insigne, meno rispetto ai due.

Aurelio De Laurentiis, lo abbiamo scritto, vuole equiparare la società di calcio a una qualsiasi azienda. Fin qui, l’esperimento è fallito va detto. Pareggio col Salisburgo, pari col Genoa, 1-1 col Milan. Non si vince da un mese, dall’illusoria esultanza collettiva – meno due – di Salisburgo.

Il punto è: dove vuole arrivare De Laurentiis? Il nodo è questo. Facciamo fatica a pensare che non abbia un piano. Che gli si sia annebbiato il cervello al punto di abbracciare la strada autolesionistica. Perché una cosa è il riconoscimento dei propri diritti, un’altra è mantenere di proposito il clima di burrasca. Il gioco è nelle sue mani, non potrebbe essere altrimenti. È stato lui a non andare fino in fondo nell’operazione ricambio. Forse ha aspettato le offerte che non sono mai arrivate, forse non ha avuto il coraggio di affidarsi totalmente alle idee di Ancelotti (perché anche lui è legato al 4-3-3 sarriano e a quegli anni, pur essendo stato un “nemico” di Sarri). Fatto sta che quell’errore lo ha pagato e lo sta pagando con gli interessi. E lo pagherà anche se il collegio arbitrale dovesse dargli ragione su tutta la linea nella vertenza con i calciatori. Questo è il punto.

Non è l’esito della vertenza a stabilire il futuro del Napoli. È un passaggio ma nemmeno significativo per il Napoli. Lo sarà, probabilmente, per l’orgoglio ferito del presidente. È la grande novità di questa fase. Il presunto glaciale De Laurentiis, l’uomo senza cuore che pone al centro di tutto il dio denaro – che poi non è così, basterebbe leggere l’ultimo libro di Carlo Vanzina, tra le altre cose -, sembra invece aver perso il senno. Noi fatichiamo a crederlo. Ma il Napoli è una imbarcazione senza bussola. Magari Astolfo è già partito per la luna e non lo sappiamo.

Poi, nel calcio, non ci sono poi tante varianti. O si sta obtorto collo con i calciatori (e non ci sembra questo il caso) o si sta con l’allenatore cui però si cerca di rendere il compito agevole. Non per altro: il Napoli è di De Laurentiis, non di Ancelotti pur essendo il tecnico – a nostro avviso – l’uomo cui affidarsi (avrebbe già dovuto farlo in sede di mercato). Scegliere Ancelotti, vuol dire affidarsi a lui. Altrimenti non ha senso.

È impossibile che il malato guarisca da solo. Ci sono mele marce? C’è da fare un’epurazione? Va fatta. Magari dopo la qualificazione in Champions, ma va fatta. E sul mercato c’è anche una opportunità per ridare subito entusiasmo e mettere anche in riga lo spogliatoio. Sì, lui che è anche legatissimo ad Ancelotti. Altrimenti vuol dire che il club considera il tecnico il principale responsabile: tertium non datur. Soprattutto se si resta in questo clima. Oppure si contribuisce a stemperare la tensione, il che non equivale a fare una passo indietro nella vertenza. De Laurentiis non può rimanere spettatore, è un ruolo che non è previsto. Arriva un momento in cui il capo scende in campo e dà una direzione di marcia alla propria creatura. E poi la si persegue fino in fondo. Anche se lui è corresponsabile della situazione. La stagione non è ancora finita. C’è tutto il tempo per raddrizzarla, ma deve cambiare l’atmosfera in cui lavora il Napoli. Altrimenti è soltanto autolesionismo.

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