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Se la bellezza del San Paolo facesse venire la voglia di tornare allo stadio

La partita non guardata l’ho vissuta a Firenze durante Fiorentina-Juventus. Una città ferma in attesa di un gol che non è arrivato. Che nostalgia

Se la bellezza del San Paolo facesse venire la voglia di tornare allo stadio

Lo stadio nuovo è bellissimo. Ha scritto un amico, poi lo ha scritto un altro, poi un altro e un altro ancora. Lo stadio nuovo è bellissimo, ripetiamo insieme. Lo hanno scritto amici che detestano questa presidenza, lo hanno scritto amici che amano questa presidenza. Lo hanno scritto amici tifosi del Napoli. Lo stadio nuovo è bellissimo, ripartiamo da qui. Ripartiamo dalla voglia che mi è venuta a me di trovarmi al San Paolo, in mezzo al nuovo, tra i miei amici – tanti – mentre il Napoli vinceva. Forse non è vero, ma mettiamo il caso che lo sia. Mettiamo il caso che un posto più bello metta addosso alla gente la voglia di tornare, non sarebbe stupendo? Non sarebbe bello volersi sedere sull’azzurro con un numerino che rimanga sempre tuo? Non sarebbe bello vedere la squadra giocare bene e vincere di partita in partita?

Non sarebbe, infine, bello rinnovare un rituale quello delle conoscenze che si fanno sugli spalti. Prendere nota del logorroico in modo da non rivolgergli più la parola per tutto il campionato; affezionarsi al sig. Antonio della Pignasecca seduto due posti sotto al tuo. Il sig. Antonio, polemico ma a bassa voce, dalla battuta pronta. Ritrovare tal Anna Maria che ti pare venisse già in curva quando ci andavi tu e domandarglielo. Andare (tornare) in un posto che non ha più lo stesso vestito ma che conserva ancora lo stesso cuore. Il bambino rompiscatole, la bella vicina di posto, quello con il Corriere dello Sport che ti recita la formazione dell’Avellino a memoria, quello che era meglio tenere Verdi, quello che non si spiega la non venuta di Icardi (usiamo toni da messia non a caso), quello che però Cavani era un’altra cosa, quello che Callejón lo sposerebbe, che Mertens lo adotterebbe, quello che non sopporta Mario Rui e non può farci niente, quello che va via 5 minuti prima per il traffico, quello che vedersi una partita fumando una canna è più bello, quello di Posillipo che vorrebbe scambiare qualche battuta in dialetto ma non gli viene benissimo, quello di via dei tribunali che, dopo un gol ti abbraccia, anche se normalmente gli staresti sulle palle.

Abbiamo uno spogliatoio. Wow. Non mi sono molto appassionato alla questione: pronto, non pronto, lavori finiti solo da pulire, un macello, il solito delirio partenopeo, di chi è la colpa?, doveva essere tutto pronto il 31 agosto, consegniamo domani, noi consegniamo al comune, noi consegniamo alla regione, noi consegniamo al Napoli, la doccia sì, la doccia no, la vasca idromassaggio, la stanza per Ancelotti, il pistacchio di Bronte, i limoni di Sorrento, le noci di chissà dove, il bagnoschiuma lo porta Insigne, la tinta platino la porta Mertens, lo shampoo lo porta Calle.

Che fatica che mi fate fare ragazzi, tre quattro giorni di tweet quando era ovvio che gli spogliatoi sarebbero stati pronti. I tweet nascono però dalla poca chiarezza, dal fatto che non si sappia mai bene chi fa cosa, da altri tweet ufficiali che non hanno senso, di video che girano e non si sa il perché. Di Ancelotti che si stupisce, di Klopp che non sa (giustamente) che gli spogliatoi degli ospiti non sono stati toccati e allora parla, fa battute e – speriamo – perda.

Molto bella però la partita di ieri, un Napoli spettacolare e divertente. Mi piace così, che si giochi all’attacco, che si sia veloci, che si domini e che si controlli l’avversario. Mi piace Mertens e spero che batta il record di Hamsik già quest’anno, e che poi arrivi qualcun altro e che lo batta a sua volta. Spero che resti ma credo che andrà, spero di sbagliarmi.

Ieri mi è accaduta una cosa strana e bella, che non mi capitava da un po’, ovvero girare per una città in attesa mentre si sta svolgendo una partita importante. Vivendo a Venezia non può capitarmi. Ieri ero a Firenze mentre si giocava Fiorentina – Juventus. Nonostante i turisti, dalle 3 in poi è calato il silenzio in città. Sentivi la partita che veniva fuori dalle radioline, in un mercatino lungo l’Arno. Vedevi qualche azione dallo smartphone della barista che ti faceva il caffè. Uno sprazzo dal pc dell’albergatore dove avevi lasciato le borse per qualche ora. Una rimessa laterale dal televisore dal ristorante. Un silenzio d’attesa. Uomini che passavano tornando da chissà dove con lo smartphone incollato agli occhi, ragazzini con gli Ipad, radio accese dentro i taxi. Tutti aspettavano un gol che non è arrivato. La città per quasi due ore non si è occupata d’altro e noi – da estranei – con lei. Perché l’atmosfera ti avvolge. Le città intorno alle partite rallentano, prendono un altro ritmo, non urlano, sospirano, non fiatano. Suonano le tazzine ma un po’ di meno, i turisti non si ritrovano dentro quel silenzio.

L’attesa di un gol nel centro di una città, una cosa che mi mancava e che mi ha riportato a certe domeniche, altri anni, quando eravamo giovani, e capitava qualche volta l’assurdo motivo che ci teneva lontani dalla partita. Io me lo ricordo il silenzio di Napoli, mi ricordo una volta che per un gol di Lavezzi all’Inter hanno tremato i posti dove eravamo seduti al teatro Mercadante. Naturalmente, di Fiorentina – Juventus non me ne importa niente, ma di rivivere quell’atmosfera molto.

Il pezzo lo finirei così, che ne dite?

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