Il mister si è messo al comando delle operazioni conducendo un mercato consapevole che ha prodotto il Napoli che ha battuto il Liverpool
Il Napoli ha cominciato il suo cammino di Champions battendo i campioni in carica del Liverpool in una partita in cui c’è poco da eccepire dal punto di vista tecnico. Ancelotti batte ancora Klopp dunque e il tecnico tedesco candida il Napoli a vincere la coppa. Ma sebbene siano parole di comodo, in panchina abbiamo Carlo, scrive la Gazzetta dello Sport, non un novellino, ma un allenatore che ha alzato trofei in ogni parte del mondo
Un esempio di professionismo che va oltre il lavoro del campo, che è il risultato di quell’applicazione quotidiana attraverso la quale riesce a pianificare i suoi progetti. Non si vincono 19 trofei tra Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Germania se non si hanno spessore e qualità.
Non c’è stata panchina su cui Ancelotti non sia riuscito a vincere, ma senza portare scompiglio, così come ha fatto a Napoli, inserendosi poco a poco nella realtà della società
Ha trascorso il primo anno napoletano provando a trasmettere alla squadra le sue teorie e, attraverso il lavoro, ha oscurato il triennio sarriano.
Ma passata la stagione occorreva mettersi al comando delle operazioni
Re Carlo ha condotto un mercato consapevole che non sarebbe potuto andare oltre i parametri economici imposti dal club e, nel contempo, rinforzare l’organico, renderlo più omogeneo e competitivo in serie A e in Champions League.
E contro il Liverpool il Napoli ha esso in campo un mix perfetto tra vecchio e nuovo e ha sorpreso e fatto godere il suo pubblico certificando che a Carlo “la coppa piace”