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Montalbano e gli avvocati

“Sisi avvocata, ma qui quanno si principia? Io non havi tempu da spardare”

Montalbano e gli avvocati

Eri comma solita nel su offici a firmari carta ed il su ‘mora era al di sotta della linnea di galleggiamenta.

Montilbani odiava la borocratia, pirché sapiva per sperientia che in chilla carta stavasi la vita delle pirsone.

Il tilifono lo sottrassa da pinsera troppo cafchiana: eri Catirella che nunciava a lia ‘che fora c’eri un tal avvocati Pirandia che vuliva conferira con Vussia’. Per chi non faci il commissaria devi sapiri che l’arricamparsi di avvocata in commissariata è comme per li medica l’arrivo dei rappresentanta di medicinala; una granna ruttura di cabasisa.

Montalbano: “Catarè, fai trasire il dutturi Pirandia… “.

Pirandia: “Carissimo commissario che piacere conoscerla de visu: in giro si favoleggia sulle sue capacità investigative”.

M: “Si assetta pura dutturi Pirandia e scusasse per le pila di carta sulla mia scrivana, ma lia commo paglietta sarà ‘bituata a omnia chista”.

EX-Pirandia: “Commissario, veramente io sono l’avvocato Sperandeo: forse c’è stato un qui pro quo”.

M. “Me scusasse multa avvocati Spirandea, ma il tilifono tra mia e il mi cintralista non havi un bono auddio”.

Sperandeo: “Ma si figuri egregio commissario: anche il sistema di filodiffusione del mio studio a volte fallisce mandandomi il funereo Brahms in vece del combattivo Beethoven”.

M: “Allura vvocati, cosa la porti da mia?”.

S: “Beh, come lei saprà sicuramente il mio studio è a Montilusa – ma mi reco molto spesso a Roma dove sono patrocinante per le giurisdizioni superiori; nota gerarchico-giurisdizionale della toga – e quando sono in zona qui in Marina sono solito visitare i miei clienti. Poi la sua fama mi ha portato a disturbarla per fare due chiacchiere con lei sull’andamento della politica giudiziaria nell’estrema punta del nostro distretto associativo”.

M: (‘Mintula’ , pinsò Montilbano): “Lia ricopra qualche carrica dintra il consiglio dell’Ordina?”.

S: “No, dottore, ma cosa ha capito? Eppure sono stato ben chiaro in epigrafe; io sono qui primariamente per parlare di un mio assistito”.

M (‘Mintula 2’ , arripinsò Muntilbano): “Scusasse dutturi ma m’eri persi l’epiggraffe”.

S: “Non si preoccupi commissario, a volte anch’io nella brama di argomentare perdo i necessari punti di riferimento di causa”.

M: “Bine, allura vuole argumentare?”.

S: “In primiis volevo ricordarle che il mio cliente è il primo contribuente – non solo della ridente Vigata; nota cittadina di Spirandeo – ma è anche una colonna portante del tessuto connettivo della società locale, risparmiandole tutte le cariche che assomma nelle altre sodalitates cittadine”.

M: “E sparagnamole queste carrica, ma lia il su carrico da unnici quanno lo mina?”.

S. “Anche lei un cultore del popolare giuoco di carte della briscola, commissario? Ma come ben sa il carico va messo sul piatto solo quando si ritiene che ne valga la pena; se il seme è a colori e si abbia la meditata certezza che l’altro giuocatore non abbia nella sua disponibilità una briscola che possa inficiarne il potere di punto forte”,

M. “Non faci una greccia, avvocati”.

S: “Me lo avevano detto che lei era una persona così vicina al popolo da mutuarne stilemi ed anche glossa”.

M. “Havi ditto iusta: Potera allo popila!”.

S: “Beh, non esageriamo, commissario: in fondo questi non sono neanche rappresentati in Parlamento?”.

M: “Ma io ludeva allo popola suvrana”.

S: “Ah, mi scusi, che sciocco: non avevo capito il chiaro riferimento al dettato costituzionale dei Principia”.

M: “Sisi avvocata, ma qui quanno si principia? Io non havi tempu da spardare””.

S: “Bene, liberiamo il tempo dagli impiccia, ed andiamo in medias res”.

M. “Sisis, immidiaresse”.

S: “Pronti, commissario: lei a questo punto avrà sicuramente capito chi è il mio assistito e quindi – nella sua chiara esperienza; nota parianti del ridatturi – comprenderà anche le ragioni delle mia presenza qui e della domanda che noi impetriamo alla sua persona istituzionale?”:

M. “Io ad accapire accapì già ante le immediaresse: ma una cosa non l’accapì: pirché lia non mi faci la dimanda clamme?”.

S: “Lei sa, dottore, perché anche lei si fregia dell’alloro giurisprudenziale che il diritto ha due facies: quella nobilissima che ha portato esempi di civiltà in tutto il mondo – come dice Henry Beyle; nota del Trabucchi – e l’altra faccia della luna, costituita dagli arcana juris. Ecco noi pensiamo che nel caso del mio assitito il provvedimento che osiamo – iura novit curia – contestare a Lei sia frutto di questa seconda facies di rovescio”.

M: “Ma mi livi una curiositate avvocato – prima di ripassare im midiaresse; nota mintulare del Montilbano – lia ha usata il pluralia – noi…. Chiediamo – , ma in realitate vuia chi sita?”.

S: “Ma commissario lei scherza? Io ho usato il pluralia Maiestatis che certamente anche lei adopera nella sua azione di ordine pubblico a tutela dei cittadini-elettori-contribuenti”.

M: “Viramenta io non l’adoppira: io Muntilbano sugno e non havio plurali e nianca cullega”.

S. “Ma lei con qualcuno dovrà anche fare lega: non siamo monadi isolate nel leibniziano mare magnum dell’esistenza”.

M: “In primisi in quel mare magna io mi ci tuffa a Marinella, in secundisa io priferisco esseri munadi che fari parti di ginta di bassa liga. E’ ragiunatu?”.

S: “Ragionatissimo, commissario: mi avevano già parlato della sua propensione all’indipendenza nell’esperimento della sua funzione sua propria. Ma ho voluto accertarmene di persona, causa cognita: sa bene quali sono i pericoli della relata refero”.

M. “Saccia, havi studiata la teuria della Relativitate refera: ma non la mitto in pratica pirché sono un cultora del facci a facci, chiù che del parli addietera”.

S. “Me ne compiaccio, commissario, all’ora dobbiamo credere che la domanda del mio assistito debba rimanere lettera morta?”.

M. “Purtoppo la dimanda del su insisitita si è allitterata”.

S: “Che bello, vedo che lei padroneggia ancora le figure retoriche classiche”.

M. “Le patroneggia”.

S: “Allora credo che il nostro colloquio abbia termine con questa sua volontà ostativa?”.

M: “Il colloquia tra mia e lia, sicuramenta. Tra lia e l’altera pirsona pluralia non lo saccia: prublema interna sua è”.

 

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